La musica sul grande schermo, parla Francesco Cerasi
| Cultura
Francesco Cerasi, compositore fra i più talentuosi del panorama italiano, firma la colonna sonora de “La bella estate” e ci racconta l’alchimia tra cinema e suono

La musica sul grande schermo, parla Francesco Cerasi
Francesco Cerasi, compositore fra i più talentuosi del panorama italiano, firma la colonna sonora de “La bella estate” e ci racconta l’alchimia tra cinema e suono
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La musica sul grande schermo, parla Francesco Cerasi
Francesco Cerasi, compositore fra i più talentuosi del panorama italiano, firma la colonna sonora de “La bella estate” e ci racconta l’alchimia tra cinema e suono
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Fra quelli che concorrono alla magia del cinema, uno degli elementi più importanti è indubbiamente la musica, la colonna sonora che ricama atmosfere e sensazioni lungo la trama del racconto, fondendosi alle immagini. Quale sia l’elemento alchemico capace di far scattare la magia resta un mistero ma ciò che invece è chiaro è quanto nel tempo sia cresciuta l’importanza della musica da film.
Ne abbiamo parlato con Francesco Cerasi, compositore classe 1980 fra i più talentosi e attivi nel panorama italiano, in occasione dell’uscita della sua colonna sonora per il film “La Bella Estate”, diretto da Laura Luchetti e nelle sale da giovedì scorso.
«Oggi la musica e il suono nel cinema hanno acquisito un’importanza maggiore rispetto anche soltanto a 15 anni fa. Si sono evolute tantissimo tutte le nostre tecnologie di ascolto e nel pubblico ci sono sempre più creativi e musicisti» sottolinea. «Il lavoro che si fa con la musica per il cinema è simile a quello del direttore della fotografia che cerca una lente, una prospettiva: si individua il suono, una sequenza di note che sia cantabile e riconoscibile. Ma dev’esserci un equilibrio per non sopraffare quello che intanto sullo schermo ‘cantano’ i protagonisti.
Si dice che la miglior musica per un film non sia quella più bella ma quella più giusta e forse è vero». Nella partitura di una colonna sonora, infatti, non ci sono soltanto le note, ma anche «le cicale in una scena di campagna, il suono di una porta o la battuta di un personaggio. Se si toglie tutto questo è come avere le basi strumentali di una canzone senza la voce».
Per capire quanto sia importante la musica in un film basta fare un semplice esperimento: «Prendete la scena del vaso del film “Ghost”. Se al posto di “Unchained Melody” immaginate “Anima mia” dei Cugini di Campagna tempo due secondi e il vostro cervello, senza aver ascoltato una nota, procurerà una reazione di riso. Questa è la potenza della musica: tu non senti neanche una nota, immagini soltanto cosa possa succedere e la scena di una vedova che sogna di fare un vaso con suo marito morto ti fa ridere».
Per “La Bella Estate” Cerasi ha scritto musica con un forte impianto melodico, ispirata alla tradizione musicale tardo romantica, in cui ogni pausa e attesa ha un valore ben preciso: «Mozart diceva che la musica è l’infinito fra le note. Uno spiraglio in cui succedono un sacco di cose. Cerco di non sottovalutare le pause perché nel rapporto fra suono e silenzio sta il ritmo di ciò che accade sullo schermo: la musica è un modo di scandirne il tempo. È lo scegliere di raccontare una scena come se il tempo andasse un pochino più veloce o più lento. Ho il privilegio di non dover dire tutto nei primi 30 secondi di un brano: me lo tengo molto stretto».
E per i giovani che si approcciano al mestiere Francesco ha un paio di consigli preziosi: «Non è vero che non si devono accettare consigli. Ma soprattutto, fate soltanto la musica che avete in testa e se è simile a quella di qualcun altro cercate la vostra voce. Nell’epoca dell’intelligenza artificiale è necessario non omologarsi alla musica più ascoltata, perché sarà quella che verrà riproposta più facilmente dalle macchine. Serve essere personali, seguire la propria urgenza comunicativa».
di Federico Arduini
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