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La vera culla della civiltà (forse)

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La missione archeologica dell’università “La Sapienza” di Roma nell’antica Mesopotamia, guidata dal prof. Davide Nadali, ha raccolto prove importanti per chiarire l’origine delle prime civiltà: trovato un tempio del 5200 a.C.

La vera culla della civiltà (forse)

La missione archeologica dell’università “La Sapienza” di Roma nell’antica Mesopotamia, guidata dal prof. Davide Nadali, ha raccolto prove importanti per chiarire l’origine delle prime civiltà: trovato un tempio del 5200 a.C.

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La vera culla della civiltà (forse)

La missione archeologica dell’università “La Sapienza” di Roma nell’antica Mesopotamia, guidata dal prof. Davide Nadali, ha raccolto prove importanti per chiarire l’origine delle prime civiltà: trovato un tempio del 5200 a.C.

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In diverse culture si narra che in origine dall’acqua emerse una collinetta, una terra primordiale da cui tutto derivò. Pensiamo alle cosmogonie egizie, dove dall’oceano del Nun emerge il Benben, il rilievo solitario da cui gli dèi iniziano a creare il cosmo. Una recente scoperta in Iraq potrebbe dar credito a questa storia, almeno per quanto riguarda l’origine delle civiltà. Qui, a Tell Zurghul, nelle scorse settimane la missione archeologica dell’università “La Sapienza” di Roma, attiva dal 2015, ha raccolto prove importanti per capire come le prime civiltà potrebbero aver avuto origine.

«Nella zona sono attivi scavi dalla fine del XIX secolo e si riteneva che le prime tracce di aggregazione umana risalissero al III millennio prima di Cristo» racconta Davide Nadali, professore di Archeologia del Vicino Oriente e guida della missione. «Ora invece ci troviamo davanti a un insediamento con una presenza continuativa almeno a partire dal 5200 a.C.». La squadra italiana ha indagato il sito dell’antica città di Nigin, in una regione ritenuta marginale nelle prime fasi di civilizzazione della Mesopotamia, culla mondiale della civiltà. Eppure gli scavi dimostrano il contrario. Ben dieci strati di resti antropici testimoniano un sito occupato in maniera continuativa ancora prima dello sviluppo della cultura sumera. Quella che a Girsu, a pochi chilometri di distanza, ha consegnato all’eternità una grande collezione di tavolette cuneiformi. Che testimoniano la cultura della prima civiltà della storia.

Sorprendente è anche la morfologia dell’ambiente originario, emersa durante gli scavi. «I resti da noi ritrovati sorgevano sulla cima di una collinetta circondata da un’enorme area paludosa e salmastra. Il Golfo Persico era più vicino e qui non c’era ancora la piana fertile che tutti studiamo e conosciamo» spiega Nadali. «Questo dato testimonia che l’uomo aveva scelto di vivere qui ben prima del graduale asciugarsi delle paludi. E delle regolamentazioni, con la costruzione di canali, dell’epoca sumera».

Anche sulla nostra collina primordiale, come nei miti, vivevano gli dèi. I resti suggeriscono che questo insediamento non fosse un luogo di vita popolare «Gli strati più recenti del sito, databili al 4700 a.C., sembrano restituire un complesso templare». Un santuario che faceva quindi da legante sociale per le comunità attive in zona, su altre collinette nelle paludi. O forse qualcosa di più: «Nei vicini siti di Girsu e Lagash non esiste nulla di simile. Il che potrebbe significare, ma dovremo verificare attentamente, che ci troviamo di fronte a un santuario regionale. Punto di contatto tra molte comunità e al vertice di un’ipotetica gerarchia templare locale».

Un santuario che potrebbe nascondere altre sorprese: «Riprenderemo gli scavi in autunno, ma ci concentreremo su altro. Nel frattempo stiamo preparando una serie di carotaggi per meglio comprendere la geomorfologia del sito». Finora infatti sono stati raggiunti resti a cinque metri di profondità, ma ancora nessuna traccia del suolo vergine, quello della collinetta originaria.

Chissà cosa si nasconde ancora lì sotto. «È importante scavare in Iraq perché questa è la culla della civiltà» chiosa Nadali. «Le nostre scoperte lo confermano. Dal 2007, dopo il lungo stop dovuto alle guerre del Golfo, sono tornate le squadre internazionali e, nonostante le difficoltà logistiche, il governo di Bagdad è davvero molto collaborativo. Hanno a cuore la propria storia e fanno di tutto per aiutarci a portarla alla luce». Il passato che, come una collinetta, emerge dagli abissi dell’oceano della Storia. O da una palude, in cui i primi uomini si unirono e crearono una civiltà.

Di Umberto Cascone

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