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L’attrazione fatale e il richiamo dello Spazio

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Milano a ottobre ospiterà il più grande evento mondiale in tema di Spazio, il 75° Congresso internazionale di astronautica
Spazio

L’attrazione fatale e il richiamo dello Spazio

Milano a ottobre ospiterà il più grande evento mondiale in tema di Spazio, il 75° Congresso internazionale di astronautica
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L’attrazione fatale e il richiamo dello Spazio

Milano a ottobre ospiterà il più grande evento mondiale in tema di Spazio, il 75° Congresso internazionale di astronautica
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Il 2024 si è aperto con una forte ispirazione ‘spaziale’ italiana. Walter Villadei – impegnato proprio in queste ore nella missione Axiom-3 al via da Cape Canaveral e diretta alla Stazione spaziale internazionale (Iss) – raccoglierà dati sperimentali in vari ambiti, dalla medicina alla nutrizione, studiando anche gli effetti della microgravità sulla preparazione della pasta e sulla percezione del gusto. Milano a ottobre ospiterà il più grande evento mondiale in tema di Spazio, il 75° Congresso internazionale di astronautica, che vedrà sfilare i protagonisti delle missioni e i promotori della spinta innovativa che orbitano intorno a esse. La recente presenza alla Fashion Week milanese di Jeff Bezos (“Mr Amazon” nonché proprietario della società spaziale Blue Origin) dimostra quanto il fascino dello spazio valichi nuove frontiere.

L’attrazione fatale fra Spazio e Terra nasce da un’evidenza netta: lo Spazio rappresenta un’inesauribile fonte di innovazione – ad alto impatto sulla vita terrestre – e una frontiera fortemente attrattiva in ambito economico-finanziario (la Space Economy). La riconversione di tecnologie disegnate per i voli spaziali ha generato una gamma inesauribile di soluzioni tecnologiche necessarie a soddisfare le esigenze, migliorare la vita di ogni giorno, affrontare le criticità terrestri, in grado di rappresentare applicazioni uniche e immediate anche in situazioni di emergenza assumendo crescente impatto socio-economico. Il budget di 16,9 miliardi di euro approvato nel 2022 dal Consiglio ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) è in netta crescita rispetto al biennio precedente. Su 22 Paesi contribuenti l’Italia è al terzo posto, rappresentando inoltre un’eccellenza in alcuni ambiti: il trasporto spaziale, l’osservazione della Terra, l’esplorazione dell’universo e le telecomunicazioni. I presidenti delle Regioni impegnate nei progetti spaziali hanno ampiamente recepito come lo Spazio sia in grado di amplificare esponenzialmente le risorse locali restituendo un valore globale. Il Veneto, quarta Regione per valore della filiera dell’Aerospazio (dopo Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna), impegna 260 aziende ed è già in grado di produrre il 60% dei componenti necessari a costruire un satellite. I primi trasferimenti tecnologici da Spazio a Terra sono pensati per lo sviluppo di agricoltura di precisione e per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

La biologia spaziale è sicuramente uno degli aspetti più intriganti, con ricadute incredibili sulla ricerca biomedica. Quello che il laboratorio della Stazione spaziale internazionale ha dimostrato è l’estrema vulnerabilità della biologia umana. Esplorare o abitare lo Spazio implica affrontare questi aspetti da subito. L’esposizione all’ambiente spaziale incide molto seriamente su sistemi e apparati del nostro corpo (nervoso, cardiovascolare, muscolo-scheletrico, immunitario, gastroenterico) oltre a influire sul Dna. Per questo si stanno caratterizzando misure preventive per gli astronauti in missione. Un laboratorista terrestre vede una straordinaria opportunità per studiare quelle alterazioni della biologia umana che nello spazio sono accelerate, come hanno dimostrato gli studi condotti sui gemelli (di cui uno rimasto sulla Terra mentre l’altro era in missione nello Spazio). Le stesse alterazioni che si hanno in orbita danno origine a diverse patologie e a processi degenerativi – ad esempio il cancro – che per essere studiati sulla Terra richiedono moltissimo tempo e risorse. Il laboratorista spaziale lavora sulla ‘plasticità’ biologica ovvero sul fatto che si possa intervenire sulla biologia umana, nell’ottica finale di assicurare un’abitabilità sicura dello Spazio, che non è così lontana.

I confini non sono fatti per l’uomo e la scienza terrestre – osservata dallo Spazio – dimostra i suoi limiti. Lasciamoci ispirare.

di Simona Ferraro   La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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