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Le donne e il gender gap nella musica italiana

Le donne e il gender gap nella musica italiana

Dopo l’uscita delle statistiche d’ascolto degli italiani su Spotify nel 2023, un dato appare chiaro: di donne, nella top10 generale, neanche l’ombra
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Le donne e il gender gap nella musica italiana

Dopo l’uscita delle statistiche d’ascolto degli italiani su Spotify nel 2023, un dato appare chiaro: di donne, nella top10 generale, neanche l’ombra
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Le donne e il gender gap nella musica italiana

Dopo l’uscita delle statistiche d’ascolto degli italiani su Spotify nel 2023, un dato appare chiaro: di donne, nella top10 generale, neanche l’ombra
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Dopo l’uscita delle statistiche d’ascolto degli italiani su Spotify nel 2023, un dato appare chiaro: di donne, nella top10 generale, neanche l’ombra
Sono passati alcuni giorni dall’uscita delle statistiche d’ascolto degli italiani su Spotify nel 2023 e – fra analisi e trionfalismi – un aspetto è emerso evidente: di donne, nella top ten generale, neanche l’ombra. Un dato che fa riflettere e lo fa ancora di più se affiancato al fatto che serve una categoria a parte con relativa classifica per iniziare a leggere nomi femminili. Da qui fiumi d’inchiostro contro le abitudini di ascolto degli italiani, rei di essere geneticamente misogini anche in musica, di discriminare un’artista soltanto perché donna. Serve fare un po’ di chiarezza. In Italia la presenza di un problema di gender gap nella musica è purtroppo un fatto e basta dare un occhio ai numeri per farsi un’idea: le donne sono soltanto il 27% fra gli artisti, il 12,5% fra i compositori e il 2,6% nella produzione (come emerso da un prezioso studio di Equaly). Se a ciò si aggiungono le testimonianze delle difficoltà incontrate dalle artiste nell’emergere – dalla discriminazione alla disparità – il quadro si fa più nitido. È importante continuare a parlarne e fare il possibile per far sì che questi dati siano soltanto un lontano ricordo. Tuttavia, quando si entra nella sfera dell’ascolto, il discorso si fa diverso e molto più complicato. Per alcuni è una questione di genere sì, ma anche musicale: in Italia vanno per la maggiore rap, trap e urban, generi (almeno per ora) con poca rappresentanza femminile. Altri li sentiamo dire: «All’estero Taylor Swift trionfa, in Italia sarebbe impossibile». Indicateci allora la Taylor Swift italiana, perché per noi non soltanto non c’è qui, ma in nessun altro luogo nel mondo. Stiamo parlando dell’artista eletta persona dell’anno da “Time” per il 2023, capace di spostare il Pil del proprio Paese. E poi c’è la mente raffinata, quella per cui le donne fanno musica peggiore degli uomini quindi va da sé che siano meno ascoltate. Discorso imbarazzante che cadrebbe pure nell’universo distorto in cui lo si volesse sostenere osservando che al primo posto c’è Sfera Ebbasta, che tutto è tranne che il nuovo Vivaldi. Oltretutto sono anni che ci raccontiamo che, per quanto Spotify sia fondamentale, nell’industria musicale c’è anche altro da prendere a esempio. Allora facciamolo. Scopriamo così che i brani più utilizzati su TikTok in Italia per creare contenuti sono entrambi di Annalisa, con “Bellissima” e “Mon Amour”. Proprio lei che nel 2023 ha frantumato un record dietro l’altro. L’artista più ascoltata di Amazon Music Italia? Sempre Annalisa, sempre “Mon Amour”. Per non parlare delle classifiche radio che per mesi hanno visto in cima la stessa cantante di Savona (prima anche questa settimana con la sua “Euforia”) palleggiare con Elodie, il cui tour è tutto sold out da giorni. Anche lei è in verticale crescita, di carriera e sui social: siamo certi che è soltanto una questione di tempo prima che svetti nelle classifiche generali – insieme ad altre colleghe – anche nello streaming. Tutto questo tralasciando Laura Pausini e i suoi record all’estero, Angelina Mango lanciatissima, Victoria dei Måneskin che con il suo esempio sta riempiendo di giovani bassiste l’Italia, Madame e tutte le altre artiste di valore che nel nostro Paese si sono distinte o si stanno distinguendo sempre più. Certo sono poche, ma qualcosa si sta muovendo. Non abbastanza, probabilmente. Ma che gli italiani ascoltino quel che vogliono, come vogliono: de gustibusdi Federico Arduini

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