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Le paranoie di Donnie Darko ritornano al cinema

Donnie Darko in versione 4k restaurata ha incassato in soli due giorni oltre 92mila euro. Simbolo di un cult dalla storia più che controversa

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Le paranoie di Donnie Darko ritornano al cinema

Donnie Darko in versione 4k restaurata ha incassato in soli due giorni oltre 92mila euro. Simbolo di un cult dalla storia più che controversa

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Le paranoie di Donnie Darko ritornano al cinema

Donnie Darko in versione 4k restaurata ha incassato in soli due giorni oltre 92mila euro. Simbolo di un cult dalla storia più che controversa

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Donnie Darko in versione 4k restaurata ha incassato in soli due giorni oltre 92mila euro. Simbolo di un cult dalla storia più che controversa

Le paranoie di Donnie e il demoniaco coniglio Frank sono ritornate nelle sale italiane in versione 4k restaurata per il ventesimo anniversario di “Donnie Darko” diventato nel tempo molto più di un film. Sono in molti a definirlo il vero cult generazionale degli anni 2000 grazie alla sua enigmaticità ma anche ad una storia distributiva inizialmente disastrosa.

Gli inizi di Donnie Darko dell’allora regista esordiente Richard Kelly non furono affatto promettenti. Presentato al Sundance Film Festival nel 2001, uscì nelle sale americane il 26 ottobre dello stesso anno (tagliato di quasi un’ora rispetto alla durata originale di quasi tre ore), 45 giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle che aveva letteralmente messo in ginocchio l’America. Non c’era voglia di svago, men che meno di un film sulla cui locandina (poi ritirata) campeggiava un bel disastro aereo, elemento di rilievo nella storia di Donnie.

Arrivò nelle sale grazie all’impegno di Drew Barrymore, co-produttrice del film e del regista Christopher Nolan (estasiato sin dal primo minuto a dispetto di tutti) ma riuscì ad ottenere solo stroncature dalla critica e un flop al botteghino (poco più di 500mila dollari). La distribuzione internazionale fu bloccata dalla produzione e al regista Kelly occorsero circa sei mesi per vendere i diritti distributivi del film.

Di Donnie e delle sue visioni schizofreniche non se ne parlò più fino al 2004, anno in cui venne ripresentato alla Mostra di Venezia in versione integrale (director’s cut, in gergo) ottenendo questa volta il plauso della critica che ne favorì l’uscita al cinema o, come in Italia, negli home video. Da quel momento, il passaparola generò interesse e l’interesse sfociò in ossessione: chi è davvero Donnie? E quale significato ha la figura del terrificante coniglio Frank e delle sue premonizioni? A furia di domande e ipotesi interpretative su una struttura narrativa straniante, Donnie è arrivato fino ai giorni nostri ma sempre avvolto da un alone di mistero.

Il regista promette da anni un sequel ufficiale, anche in risposta a quello diretto nel 2009 da Chris Fisher, “S.Darko”, e incentrato sulla sorella del protagonista dal quale Kelly si è sempre dissociato. Restano poche certezze: una summa musicale da brividi (“The Killing Moon” di Echo and the Bunnymen ma soprattutto la straziante “Mad World” interpretata da Gary Jules) e un’interpretazione magistrale di Jake Gyllenhaal, allora 21enne, che gli valse l’ingresso nell’Olimpo del cinema americano.

Lo stesso, ha voluto fare gli auguri al ventesimo anno del film con un post: “È un film che ha cambiato la mia vita. È stato irreale vedere questa storia trovare una vita dopo la vita con un nuovo pubblico e nuove generazioni. Buon ventesimo compleanno Donnie! Continuiamo a confondere le persone. Brindiamo ad altri 20”.

di Raffaela Mercurio

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