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Fiat 1100

L’Italia dei nonni in viaggio verso il futuro

Una giornata trascorsa alla guida dell’auto d’epoca Fiat 1100, così riaffiorano i ricordi dell’Italia del boom degli anni ’60

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L’Italia dei nonni in viaggio verso il futuro

Una giornata trascorsa alla guida dell’auto d’epoca Fiat 1100, così riaffiorano i ricordi dell’Italia del boom degli anni ’60

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L’Italia dei nonni in viaggio verso il futuro

Una giornata trascorsa alla guida dell’auto d’epoca Fiat 1100, così riaffiorano i ricordi dell’Italia del boom degli anni ’60

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Una giornata trascorsa alla guida dell’auto d’epoca Fiat 1100, così riaffiorano i ricordi dell’Italia del boom degli anni ’60

Voglio parlarvi della magnifica giornata trascorsa alla guida di un’auto d’epoca, lungo le strade della Puglia. Al di là degli aspetti strettamente “turistici“ e del fascino legato all’esperienza in sé, provo a riportarvi ciò che mi ha più colpito: le sensazioni, la memoria inconscia trasferite da quell’automobile mentre la guidavo lungo le statali della zona di Alberobello. Nulla che possa aver vissuto in prima persona, ma la Fiat 1100 dei primissimi anni ‘60 fra le mie mani mi ha fatto ‘respirare’ un’altra epoca. Un’auto del boom, una di quelle che contribuì alla motorizzazione di massa del Paese e consentì agli italiani esperienze sino a pochi anni fa del tutto ignote come le gite fuori porta nell’auto di famiglia o la ben più impegnativa “villeggiatura“.

Una vettura con già alcuni comfort e optional per l’epoca non proprio banali e anche qualche piccola finezza gustosa, specchio di un’epoca in cui l’Italia e gli italiani cominciavano a imparare la piacevolezza del tocco elegante, del particolare capace di fare la differenza e – timidamente – quella che da lì a pochi anni sarebbe diventata l’abbondanza del benessere. Guidando con estrema prudenza e un po’ di divertito disagio quella Fiat 1100 con cambio al volante quattro rapporti, mi è bastato uno sguardo all’abitacolo per aprire alcuni squarci sui ricordi d’infanzia personali: il volante – largo e sottile – sorprendentemente simile a quello che avrei trovato molto tempo dopo nella 500 di famiglia, i mitici “deflettori” unico salvagente nelle giornate calde e afose e quando le auto si trasformavano in forni. Ancora, i pochi pulsanti e le scarne levette che per una vita hanno contraddistinto il design minimal di tutte le auto pensate per la nascente piccola borghesia. E allora ho pensato all’Italia dei miei genitori appena giovani e dei miei nonni. L’Italia che si avviava – e possiamo dire miracolosamente – a diventare uno dei Paesi più industrializzati, competitivi e ricchi del mondo.

Viaggiando su quelle vetturette, scoprendo la libertà su quelli che oggi ci appaiono poco più che trabiccoli. Andando a mangiarsi la vita pezzo dopo pezzo, conquistando un primo benessere che si sarebbe presto trasformato per tante famiglie nella normalità della vita scandita anche dai weekend fuori città, le vacanze di Natale e Pasqua, dall’estate al mare. Un Paese che si metteva in moto, letteralmente. Consegnava la sua autostrada simbolo prima della data prevista per la fine dei lavori.

In tanti lungo le strade Puglia guardavano divertiti, mentre passavamo in corteo con macchine di 40, 50 e 60 anni fa. Eravamo buffi, certo, ma voglio credere che almeno i più grandicelli stessero rivedendo se stessi al fianco delle mamme e i papà che hanno fatto grande questo Paese.

Di Fulvio Giuliani

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