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Ma Rainey

Ma Rainey, la madre del blues in città

Il Grammy Lifetime Achievement Award 2023 è stato assegnato a Ma Rainey, l’immensa cantautrice blues dalla voce profonda
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Ma Rainey, la madre del blues in città

Il Grammy Lifetime Achievement Award 2023 è stato assegnato a Ma Rainey, l’immensa cantautrice blues dalla voce profonda
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Ma Rainey, la madre del blues in città

Il Grammy Lifetime Achievement Award 2023 è stato assegnato a Ma Rainey, l’immensa cantautrice blues dalla voce profonda
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Il Grammy Lifetime Achievement Award 2023 è stato assegnato a Ma Rainey, l’immensa cantautrice blues dalla voce profonda
Il Grammy Lifetime Achievement Award 2023, ossia il Grammy postumo alla carriera, è stato assegnato a Ma Rainey (assieme ai Nirvana e ad altri artisti) per la sua «voce profonda e un’affascinante presenza scenica». A dir la verità, la rinnovata attenzione su questa grande cantautrice blues risale al dicembre 2020 con la distribuzione da parte di Netflix del film “Ma Rainey’s Black Bottom”, adattamento dell’omonima pièce teatrale di August Wilson (1984). Nel 2021 la pellicola, diretta da George C. Wolfe e interpretata da Viola Davis, riceve due premi Oscar (migliori costumi e miglior trucco) e un Golden Globe (miglior attore in un film drammatico a Chadwick Boseman). La data di nascita di Gertrude Pridgett – così all’anagrafe – si perde nella leggenda. Il 26 aprile a Columbus in Georgia o, più probabilmente, nel settembre 1882 in Alabama. Certo è che nel febbraio 1904 sposa William “Pa” Rainey e assume il nome d’arte Ma Rainey. All’epoca è già un’artista affermata di vaudeville e di minstrelsy. Frequenta la First African Baptist Church di Columbus. Una sera in Missouri ascolta dalla voce di una fanciulla la triste canzone di una donna ferita dal suo uomo. La ricopia sul taccuino, la impara e la propone nelle sue esibizioni, coniando – a sua detta – il termine blues: a segnalare quei pezzi «to have the blue devils» ovvero malinconici, agitati, pieni di mestizia. Quando negli anni Venti sarà ingaggiata dalla Paramount Records, verrà presentata come l’«uccello canoro del Sud» e, soprattutto, come la «madre del blues». A New Orleans, intanto, entra in contatto con King Oliver, Louis Armstrong e Bessie Smith, alla quale sarà legata da profondo affetto. Nel 1924 proprio la Smith incide una cover di “Bo-weavil Blues”, scritta da Ma Rainey. La canzone tira in ballo il parassita del cotone che nell’Ottocento aveva infestato le piantagioni del Tennessee. Il punteruolo è così la metafora dell’ostilità del mondo maschile che sfrutta le donne. Un altro brano dall’alto valore sociale è “See See Rider Blues”, incisa sempre nel 1924, che mescola diversi testi del blues tradizionale. Il titolo è un jeu de mots che riecheggia l’easy rider, l’amante infedele, topos fondamentale – come si è visto – delle canzoni di Ma Rainey, anche in un’ottica di rivendicazione femminista. Nel 1970 “See See Rider Blues”, che ha una genesi davvero stratificata, è incisa da Elvis Presley. Nel 2004 è invece recepita dal National Recording Registry della Library of Congress di Washington come composizione che storicamente e culturalmente è stata significativa per la vita degli Stati Uniti d’America. Non è un caso che il poeta e studioso Sterling Allen Brown in una lirica del 1932 scrisse: «When Ma Rainey / Comes to town, / Folks from anyplace […] / Flocks in to hear» (Quando Ma Rainey / arriva in città, / la gente da ogni parte […] / si accalca per ascoltarla). La madre del blues è il simbolo potente di una duplice lotta: contro il razzismo e contro la minorità della condizione femminile. di Alberto Fraccacreta La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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