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Mondrian, la ricerca di equilibrio nella sua arte e nel jazz

La mostra al MUDEC di Milano è una testimonianza percorribile del passaggio di Mondrian dalla figurazione all’astrazione. Non solo nella pittura, ma anche in un’altra forma artistica: il jazz. 
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Mondrian, la ricerca di equilibrio nella sua arte e nel jazz

La mostra al MUDEC di Milano è una testimonianza percorribile del passaggio di Mondrian dalla figurazione all’astrazione. Non solo nella pittura, ma anche in un’altra forma artistica: il jazz. 
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Mondrian, la ricerca di equilibrio nella sua arte e nel jazz

La mostra al MUDEC di Milano è una testimonianza percorribile del passaggio di Mondrian dalla figurazione all’astrazione. Non solo nella pittura, ma anche in un’altra forma artistica: il jazz. 
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La mostra al MUDEC di Milano è una testimonianza percorribile del passaggio di Mondrian dalla figurazione all’astrazione. Non solo nella pittura, ma anche in un’altra forma artistica: il jazz. 
  A Milano è arrivata una delle mostre più attese dell’anno, considerata “imperdibile” da molte riviste per il 2022.  Il protagonista dell’esposizione Dalla figurazione all’astrazione è Piet Mondrian, pittore e artista a tutto tondo e fondatore del “neoplasticismo”.  Dopo gran parte della sua vita in Olanda, dove nacque nel 1872, e a Parigi, dove crebbe come artista, si trasferì a New York città nella quale, insieme alla sua pittura, sviluppò la passione per la musica e in particolare per il Jazz. L’esposizione, ospitata nel MUDEC di Milano, si confonde perfettamente con il luogo in cui si trova: i colori, le luci, le forme sono tutte pensate per accompagnare il visitatore dentro all’esperienza Mondrian, in un mondo fatto di linee e colori primari.  Il percorso parte dal naturalismo, con numerosi paesaggi realizzati da artisti olandesi e dallo stesso Mondrian. La campagna fiamminga, con i suoi canali e mulini, diventa il punto di partenza per scrutare la realtà e per investigare su quello che circonda il pittore. Anche la pittura di genere costituisce un importante step per il giovane Mondrian: in questo senso, è molto interessante notare l’accostamento di due ritratti realizzati in due fasi diverse della carriera del pittore. 

1912 e 1908 a confronto: il soggetto è sempre una donna, ma la svolta in soli cinque anni di attività artistica è drastica. Appare chiaro il percorso di Mondrian, un percorso dalla figurazione all’astrazione più totale. La trasformazione è potuta avvenire grazie alla lezione dei cubisti, da cui il pittore imparò che con linee, colori e piani si può arrivare alla vera essenza delle cose. Non si tratta quindi di una strada in cui Mondrian si libera di elementi, ma in cui ogni elemento in meno lascia spazio a più sostanza, a più verità. Questo, fino all’astrattismo totale in cui il soggetto si perde totalmente, non esiste più.  È così che Mondrian si addentra in un mondo spirituale e introspettivo, non focalizzato sulla realtà visibile, ma anzi ogni anno è un passo in più “per liberarsi” dalla concretezza. E questa svolta non può che avvenire in una delle città più vive e libere del mondo, New York, dove l’artista si trasferisce nel 1940. È in questa metropoli così grande, dove “puoi essere meravigliosamente te stesso”, che l’arte di Mondrian compie un ultimo grande passo da struttura e sostanza a impalcatura di linee e intreccio di colori. E questo passaggio avviene anche grazie a un grande meraviglioso incontro, quello con la musica Jazz, che rappresenta il perfetto speculare in un’altra arte dei suoi quadri.  Le composizioni dell’ultimo Mondrian, infatti, costituiscono una ricerca costante di equilibrio ed armonia, tanto nella pittura quanto nella musica. Inizia la sua fase artistica più creativa e più nota, fatta da bilanciamenti e brevi elementi distinti e netti. I suoi quadri, come la musica, sono fortemente organizzati ma lasciano spazio alla rottura, improvvisazione e intuizione, elemento fondante anche del Jazz. Ed è proprio la connessione fortissima con questo tipo di musica che spazza via ogni critica che Mondrian si è attirato con le sue opere “semplici, banali, che riuscirebbe a fare anche un bambino”. La pittura dell’artista ha richiesto anni di ricerca di equilibrio, di sperimentazione, di prove. E chi pensa il contrario, dovrebbe provare a improvvisare un po’ di Jazz su un palco di un bar a New Orleans.     di Sara Tonini   

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