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Omaggio a Paolo Perilli, architetto dimenticato della Stazione di Venezia

Paolo Perilli nacque a Roma 120 anni fa e oggi merita una rivalutazione critica. La sua Nuova Stazione di Venezia merita un restauro attento ai tesori artistici che ospita

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Omaggio a Paolo Perilli, architetto dimenticato della Stazione di Venezia

Paolo Perilli nacque a Roma 120 anni fa e oggi merita una rivalutazione critica. La sua Nuova Stazione di Venezia merita un restauro attento ai tesori artistici che ospita

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Paolo Perilli nacque a Roma 120 anni fa e oggi merita una rivalutazione critica. La sua Nuova Stazione di Venezia merita un restauro attento ai tesori artistici che ospita

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Paolo Perilli nacque a Roma 120 anni fa e oggi merita una rivalutazione critica. La sua Nuova Stazione di Venezia merita un restauro attento ai tesori artistici che ospita

Grandi Stazioni sta restaurando e adeguando l’accesso alla Stazione di Venezia Santa Lucia con importanti lavori sulla scalinata rivolta al Canal Grande. Un piccolo tassello, che inciderebbe in misura minima sui costi, avrebbe una eco maiuscola e farebbe uscire l’azienda e la Soprintendenza di Venezia da una situazione imbarazzante. Articoli recenti (“Venews”, “Succedeoggi”) pongono infatti l’urgenza di un restauro e di una nuova illuminazione dello spettacolare acquario di vetro che sovrasta, con 18 lucernari decorati, la pensilina di uscita. Sono 140 metri quadri di vetri di Murano con centinaia di creature marine colorate. Trenta milioni di passeggeri passano ogni anno senza accorgersi che due metri sopra la loro testa c’è un capolavoro assoluto della manifattura muranese.

Nel ristorante, invece, una colonna portante completamente rivestita di vetro verde con immagini a rilievo anch’esse di argomento marino (sirene, barche, pesci, case veneziane) è praticamente nascosta da Chupa Chupa e patatine, mentre la sua gemella, che si trova nell’androne passeggeri, si vergogna della propria completa nudità davanti alla folla dei passeggeri. Dove siano finite le formelle di vetro che la decoravano non è dato sapere. Sappiamo invece che furono disegnate e realizzate da Napoleone Martinuzzi, uno dei massimi artisti del vetro, prediletto da Gabriele D’Annunzio per la decorazione del Vittoriale. L’autore dell’acquario, invece, non è stato trovato: si fanno ipotesi, ma mancano i documenti probanti. Grandi Stazioni potrebbe aiutare a reperirli.

Se la spogliazione della colonna di Martinuzzi è un caso di obliterazione (per usare un termine caro alle Ferrovie), l’acquario è vittima di un oblio che tuttavia non è casuale. Nella prima metà degli anni Cinquanta, dopo una serie di incertezze decisionali e di ritardi dovuti alla guerra, viene dato incarico di completare la Nuova Stazione di Santa Lucia a Paolo Perilli, architetto dell’ufficio tecnico delle Ferrovie dello Stato. Razionalista, ha già dato buona prova di sé con il progetto della Stazione Prenestina nel 1938. Perilli abbandona i progetti magniloquenti degli anni Trenta, che un concorso affollato aveva posto all’attenzione entusiastica della critica. Con cura disegna anche i dettagli della rete che sostiene le formelle dell’acquario. Eppure, ancora negli anni Cinquanta e Settanta vengono lodate dal mondo accademico le proposte di mettere «la stazione in cavana», come dissero con sapida ironia le voci popolari. Avrebbero modificato il profilo del Canal Grande per entrare con le gondole dentro allo spazio di arrivo dei treni… Un disastro annunciato.

Perilli semplifica l’impianto della stazione, i cui binari arretrati lasciano un grande piazzale davanti alla scalinata e alla pensilina dell’acquario. Ancor oggi, dopo settant’anni, la sua Nuova Stazione regge il traffico di treni e vaporetti aumentato esponenzialmente e quello pedonale creato ex novo dal Ponte di Calatrava. La sua Stazione è elegante, semplice, funzionale e ha dimostrato la lungimiranza del progettista, ma la critica l’ha sempre giudicata un’opera secondaria al confronto con le reboanti e inefficienti soluzioni proposte negli anni Trenta.

Paolo Perilli nacque a Roma 120 anni fa e oggi merita una rivalutazione critica. La sua Nuova Stazione di Venezia merita un restauro attento ai tesori artistici che ospita. E sarebbe utile sapere dove sono finite le formelle di Napoleone Martinuzzi che accoglievano viaggiatori con un’altra smagliante simbologia marina che rendeva omaggio, come l’acquario, all’isola del vetro e alla città della trasparenza.

di Miléno Vezènt

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