“Pictures of you”, la mostra questo weekend a Milano. Henry Ruggeri: “La fotografia di spettacolo è sottovalutata”
Milano ospiterà per la prima volta la mostra fotografica interattiva “Pictures of you”, un progetto di Henry Ruggeri e Rebel House

“Pictures of you”, la mostra questo weekend a Milano. Henry Ruggeri: “La fotografia di spettacolo è sottovalutata”
Milano ospiterà per la prima volta la mostra fotografica interattiva “Pictures of you”, un progetto di Henry Ruggeri e Rebel House
“Pictures of you”, la mostra questo weekend a Milano. Henry Ruggeri: “La fotografia di spettacolo è sottovalutata”
Milano ospiterà per la prima volta la mostra fotografica interattiva “Pictures of you”, un progetto di Henry Ruggeri e Rebel House
Sabato 22 e domenica 23 marzo, Milano ospiterà per la prima volta la mostra fotografica interattiva “Pictures of you”, un progetto di Henry Ruggeri e Rebel House, che si terrà presso Parco (via Ambrogio Binda 30) dalle 10:00 alle 22:00. L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti.
L’esposizione presenta oltre 50 fotografie di Henry Ruggeri che ritraggono icone della musica come Pearl Jam, Foo Fighters, Rolling Stones, Ramones, Madonna e molti altri.
Grazie alla tecnologia dell’app Notaway®, i visitatori potranno inquadrare ogni scatto per accedere a contenuti in realtà aumentata: sul proprio smartphone appariranno video esclusivi curati da Massimo Cotto, una delle voci più amate di Virgin Radio e figura di spicco del giornalismo musicale. Un’esperienza immersiva che unisce immagini e storytelling, offrendo curiosità e aneddoti inediti sugli artisti protagonisti della mostra.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Henry Ruggeri, per sapere come sia nato il progetto. Ruggeri ha iniziato a “ritrarre la musica” nel 1988 fingendosi per fotografo professionista per conoscere i suoi idoli: i Ramones. Da quel giorno non ha più smesso. Oggi è il fotografo ufficiale di Virgin Radio e uno dei più seguiti fotografi “live” della scena musicale italiana (oltre 160.000 followers nei suoi profili social).
Come nasce l’idea di questa mostra?
Erano anni che io a Massimo ci eravamo ripromessi di fare qualcosa insieme. Avendo al mio fianco un personaggio del suo calibro ho aspettato ad avere un progetto ‘figo’ prima di proporglielo.
Come avete scelto le foto da esporre?
Con Massimo volevamo raccontare almeno 200 storie diverse attraverso le mie foto, siamo riusciti a completarne 60 dunque la scelta è stata obbligata.
Raccontaci la scelta dell’utilizzo di quest’app che dona una nuova dimensione d’esperienza al visitatore
Innanzitutto, non è stata una scelta ma una creazione visto che l’applicazione è di nostra proprietà (sono in società con Rebel House). Abbiamo cercato un partner tecnologico a cui abbiamo espresso le nostre idee di comunicazione e l’abbiamo creata da zero utilizzando la Realtà Aumentata. Per il pubblico sarà un’esperienza davvero bella rivedere Massimo materializzarsi inquadrando le mie foto.
Da questa iniziativa è nato anche un libro
Si, esatto. Il libro si chiama come la mostra “Pictures of You”. Inizialmente avrebbe dovuto essere solamente un catalogo per le esposizioni ma poi con Chiara Buratti, la moglie di Massimo, abbiamo deciso con un editore, Gallucci a cui Massimo era legato, di ampliarlo e trasformarlo in libro.
Come hai conosciuto Massimo Cotto?
Era un mio mito, poi nel 2012 è entrato a far parte della ‘famiglia’ di Virgin Radio, con cui collaboro dagli inizi, e ci siamo conosciuti al primo dei molti eventi fatti insieme.
Quanto è importante la fotografia nei concerti? Di fatto, a volte nella storia, unica traccia di date ed eventi incredibili
Io dico sempre che la fotografia di spettacolo è sottovalutata. Rimaniamo sotto palco solo per pochi brani ed in quel lasso di tempo dobbiamo sintetizzare l’energia ed il mood di un concerto Tra i vari rami della fotografia per me è uno tra i più difficili se non il più difficile. Abbiamo una grossa responsabilità perché alle nostre foto il pubblico collega sempre il piacere di fare un’esperienza come il live. Noi creiamo cartoline di felicità e ricordi.
Parlando di cambiamenti, hai fotografato leggende della musica lungo un arco temporale di molti anni. Com’è cambiato il mondo dei concerti? In qualche modo ha influito anche sul tuo lavoro?
Anni fa prima dell’avvento del digitale era tutto più complicato Ora la tecnologia aiuta a sopperire limiti tecnici ma non a fare foto belle. È cambiato dunque l’approccio ma non la sostanza
Anche il rapporto tra pubblico e musica dal vivo è cambiato molto negli ultimi decenni. Tra i cambiamenti più evidenti c’è l’avvento degli smartphone con cui molti passano più tempo a fare pseudo foto/video piuttosto che godersi il concerto. Te che di mestiere catturi quei momenti, che ne pensi?
Anche io faccio qualche video quando capita, ma di solito dopo pochi minuti torno a godermi l’esperienza reale. Siamo tutti un po’ schiavi del telefono me compreso ma per fortuna ancora fiasco a dimenticarmene quando sono ai concerti
Come hai iniziato a fare questo lavoro?
Fine anni Ottanta mi sono finto fotografo per conoscere i miei idoli, I Ramones, e ci sono riuscito. Visto che era andata bene non ho più smesso di far foto. Poi dopo quasi 20 anni di gavetta grazie a Virgin Radio sono riuscito a fare il salto di qualità
Quali sono le foto di questa mostra a cui sei più legato?
Per questa domanda ho sempre 2 risposte: qualsiasi foto riguardante i Ramones perché come detto in precedenza io ho iniziato a far foto grazie a loro. Qualsiasi foto dei Depeche Mode perché in fondo a loro devo delle scuse, quando ero più giovane erano il gruppo che odiavo più di tutti in assoluto poi invece una volta visti per caso dal vivo sono diventati la band che amo di più fotografare live.
di Federico Arduini
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Tag: musica, spettacoli
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