Safe Heart ODV: un aperitivo solidale per salvare cuori nel mondo
Giovedì 18 settembre a Milano si terrà un appuntamento speciale all’insegna della solidarietà: Safe Heart ODV organizza un aperitivo solidale con visita guidata della Basilica di Sant’Ambrogio

Safe Heart ODV: un aperitivo solidale per salvare cuori nel mondo
Giovedì 18 settembre a Milano si terrà un appuntamento speciale all’insegna della solidarietà: Safe Heart ODV organizza un aperitivo solidale con visita guidata della Basilica di Sant’Ambrogio
Safe Heart ODV: un aperitivo solidale per salvare cuori nel mondo
Giovedì 18 settembre a Milano si terrà un appuntamento speciale all’insegna della solidarietà: Safe Heart ODV organizza un aperitivo solidale con visita guidata della Basilica di Sant’Ambrogio
Giovedì 18 settembre a Milano si terrà un appuntamento speciale all’insegna della solidarietà: Safe Heart ODV organizza un aperitivo solidale con visita guidata della Basilica di Sant’Ambrogio. L’associazione, nata nel 2013 dall’impegno di quattro cardiochirurghi – Marco Zanobini, Maurizio Roberto, Alberto Pilozzi Casado e Samer Kassem – porta cure e formazione in contesti segnati da povertà e conflitti, con la convinzione che la salute sia un diritto fondamentale e universale.
Il ricavato della serata sarà interamente devoluto alle missioni umanitarie in corso, dedicate in particolare alla cura di giovani pazienti affetti da patologie cardiache e alla formazione del personale sanitario locale. Durante l’evento verranno anche condivise testimonianze e risultati delle missioni recenti in Burkina Faso, Paraguay e Camerun, insieme a un’anteprima dei progetti futuri.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Marco Zanobini, tra i fondatori dell’associazione, per farci raccontare la storia, le sfide e i successi di Safe Heart ODV.

Come nasce la vostra associazione?
L’idea è nata circa dodici anni fa, da quattro colleghi – io compreso – che decisero di regalare ciò che sapevano fare meglio: il nostro know-how in cardiochirurgia. Volevamo formare team locali e offrire interventi gratuiti a persone che, per motivi di guerra o povertà estrema, non avevano accesso a cure chirurgiche.
Quali sono stati i primi passi?
All’inizio ci siamo mossi in maniera un po’ “naif”: tanta passione e buon senso, ma senza strumenti professionali. Abbiamo fatto missioni esplorative, ad esempio ad Haiti, ma lì le condizioni di sicurezza erano inesistenti, quindi il progetto è stato abbandonato. Invece, grazie ai contatti di una collega, abbiamo trovato in Burkina Faso un ospedale con strutture adeguate per la cardiochirurgia.
Quando avete iniziato concretamente le attività in Burkina Faso?
Dopo tre o quattro missioni esplorative, nel 2021 abbiamo eseguito il primo intervento al cuore nel Paese: una giovane donna con una malformazione congenita. È stato un momento storico, perché fino ad allora nessun intervento cardiochirurgico era mai stato fatto lì. Da allora abbiamo formato l’unico cardiochirurgo del Paese, Adama, che oggi è autonomo nella cardiochirurgia di base.
Come avete affrontato le difficoltà economiche e tecniche?
La cardiochirurgia richiede strumenti costosissimi, come la macchina per la circolazione extracorporea che nuova costa circa 400.000 euro. Noi ne abbiamo recuperata una vecchia in uno scantinato, fatta restaurare dal produttore e inviata in Africa, insieme ad altre attrezzature acquistate e spedite in container. Anche con mezzi limitati, siamo riusciti a partire.

Oltre agli interventi, vi occupate anche di formazione?
Sì. Abbiamo finanziato la specializzazione in Senegal di un giovane medico del gruppo locale e sostenuto Adama nella formazione in chirurgia pediatrica in Sudafrica. Per noi la trasmissione del know-how è fondamentale: non vogliamo solo operare, ma rendere i colleghi africani autonomi.
Avete seguito anche casi particolari?
Uno dei più complessi è stato quello di due gemelline siamesi del Burkina Faso. Non avevano malformazioni cardiache, ma erano unite a livello del torace e dell’addome. Abbiamo contribuito a portarle al Gaslini di Genova, dove un’équipe di circa cinquanta specialisti le ha separate con successo. È stata un’emozione enorme.
Operate solo in Africa?
No, siamo stati anche in Paraguay. Lì la situazione è molto diversa: grandi ricchezze concentrate in pochissime mani, e una massa di indigenti senza accesso alle cure, perché non esiste un sistema sanitario nazionale. Dopo varie missioni esplorative, abbiamo iniziato ad operare anche in un ospedale pubblico universitario di Asunción. Di recente, inoltre, abbiamo aperto contatti con il Camerun e contiamo di avviare presto attività anche lì.
Come siete organizzati e come vi finanziate?
Siamo un’OdV (Organizzazione di Volontariato), indipendente da partiti e religioni. Non abbiamo sponsor né finanziatori ufficiali. Le risorse arrivano da donazioni private, dal 5×1000 e da eventi di charity, soprattutto una serata annuale a Milano in settembre. In quell’occasione mostriamo, con filmati e testimonianze, come sono stati spesi i fondi raccolti: tutto va direttamente alle missioni.
Che ruolo hanno le vostre serate di beneficenza?
Sono momenti fondamentali, non solo per la raccolta fondi ma anche per diffondere consapevolezza. Chi partecipa spesso rimane colpito dalle storie, dai casi clinici e dalle immagini che mostriamo. Ne nasce empatia, e tante persone ci chiedono di partecipare alle missioni, anche senza competenze mediche. La serata deve lasciare forti emozioni, che ciascuno poi porta nella propria vita personale e professionale.

Per partecipare all’aperitivo
È possibile scegliere la fascia oraria per la visita e il metodo di pagamento (PayPal, carta di credito o bonifico bancario). Il contributo minimo è di 35 euro per l’APERITIVO SOLIDALE e di 75 euro per l’opzione APERITIVO SOLIDALE + VISITA GUIDATA alla Basilica di Sant’Ambrogio, capolavoro dell’arte romanica e simbolo della tradizione milanese.
È inoltre possibile sostenere l’associazione con una donazione al seguente IBAN: IT17U0303201601010000005969
Causale: Donazione liberale
di Federico Arduini
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- Tag: cultura
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