Scuola. Maturandi incapaci promossi in massa
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In questi giorni i maturandi ottengono la loro licenza di scuola media superiore. Saranno promossi in massa, come è tradizione da lustri. Ma i dati Invalsi dicono che la metà di loro dovrebbe essere bocciata perché incapaci di compitare, di calcolare per non dire di esprimersi o capire una lingua straniera.

Scuola. Maturandi incapaci promossi in massa
In questi giorni i maturandi ottengono la loro licenza di scuola media superiore. Saranno promossi in massa, come è tradizione da lustri. Ma i dati Invalsi dicono che la metà di loro dovrebbe essere bocciata perché incapaci di compitare, di calcolare per non dire di esprimersi o capire una lingua straniera.
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Scuola. Maturandi incapaci promossi in massa
In questi giorni i maturandi ottengono la loro licenza di scuola media superiore. Saranno promossi in massa, come è tradizione da lustri. Ma i dati Invalsi dicono che la metà di loro dovrebbe essere bocciata perché incapaci di compitare, di calcolare per non dire di esprimersi o capire una lingua straniera.
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Guardi la scuola e vedi l’abisso. Non si tratta solo di strutture, organizzazione o spesa, perché l’abisso più preoccupante è quello morale. Ciò che inquieta non è la politica parolaia, a sua volta ricettacolo di titolati senza formazione e non titolati dotati di furbizia e insulsa logorrea. A inquietare è lo sguardo rivolto verso le famiglie, verso gli studenti, verso quanti stanno ricevendone un danno enorme e sembrano gradirlo come un dono. Una asineria dimentica di Lucignolo, dimentica del riscatto del suo amico, dimentica del dolore. Ammesso e non concesso si sia mai letto il libro, si sappia della morte che coglie il primo e della degradazione cui è destinato il secondo. I più son paghi del cartone animato, senza insegnamento, senza morale, senza sacrificio. E il risultato è qui, in questi numeri che condiscono il mondo dei diritti senza doveri.
Leggiamoli, ma non prendiamoci in giro: il Covid non c’entra nulla. Due anni di scuola frastagliata, di digitale paleolitico, hanno aggravato le disparità. Ma di poco, di un nulla. Il problema c’era prima ed è ancora tutto lì.
In questi giorni i maturandi ottengono la loro licenza di scuola media superiore. Saranno promossi in massa, come è tradizione da lustri. Ma i dati Invalsi dicono che la metà di loro dovrebbe essere bocciata perché incapaci di compitare, di calcolare per non dire di esprimersi o capire una lingua straniera. Il loro titolo è la certificazione di una presa in giro. Ma questo è nulla, il peggio è ancora nascosto dietro il macigno della metà analfabeta.
Solo il 52% è in grado di leggere e capire l’italiano. Ma quella è la media nazionale. È il 63% nel Nord Est e Nord Ovest, il 51% al Centro, il 40% al Sud, il 38% a Sud e Isole. Qui il 62% avrà un titolo senza sapere leggere e capire. Solo il 50% sa decentemente far di conto, ma è la media nazionale: 63% nel Nord Ovest, 66% nel Nord Est, 48% al Centro, 37% al Sud, 33% Sud e Isole. E se disaggregate quei dati – non solo per macro aree, ma andando provincia per provincia e città per città – trovate sempre lo stesso risultato: gli svantaggi culturali, sociali ed economici si accrescono con la scuola anziché diminuire. Chi è in vantaggio lo sarà di più, chi è indietro anche. Se solo il 38% è in grado di ascoltare e capire l’inglese (elementare) state sicuri che la pressoché totalità di quella minoranza è composta da ragazzi le cui famiglie li hanno spediti all’estero in vacanza. Questo è il feroce classismo della scuola pubblica italiana, generato dall’assenza di meritocrazia e selettività. Che manca fra i banchi, ma anche fra le cattedre.
Serve a nulla spendere di più o assumere di più, devi capovolgere quel che alla scuola chiedi: che chi vale vada avanti, non che si promuovano tutti. Abbiamo fior d’insegnanti bravi e dediti al loro lavoro, ma non li distinguiamo dagli ignoranti incattedrati e solitamente anche assenti. Abbiamo fior di ragazzi di valore, ma se partono svantaggiati li lasciamo dove si trovano.
Ma, ed è qui la bancarotta morale, non sono le famiglie a reclamare formazione e selezione, non sono gli studenti a pretendere insegnanti all’altezza. Le aspettative puntano alla promozione senza valorizzazione. I genitori hanno smesso di fare i genitori e sono divenuti gli amici o i nonni molli dei figli. Ovvio che non si deve generalizzare, ma è sicuro che quei risultati portano a un generale decadimento, solo temporaneamente anestetizzato dalla spesa pubblica improduttiva e assistenzialista.
Dovremmo mettere quei numeri dentro una sola banca dati, controllare quali docenti migliorano la condizione dei discenti e promuoverli, pagarli di più, aprire una concorrenza fra loro e mandare a casa gli altri. Perché il loro contratto sicuro non vale la sicura fregatura a un ragazzo lasciato ignorante. Dovremmo usare quei dati per indirizzare i soldi, che è poi il solo modo per rendere evidente che l’ignoranza impoverisce. Li usiamo per contare gli asini, ragliando al punto da dimenticarcene in poche ore.
Di Davide Giacalone
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