Storia del nastro adesivo più celebre
Nel 2004 l’invenzione di Richard Drew venne proclamata un “umile capolavoro”: storia dello Scotch, il nastro adesivo più celebre
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Storia del nastro adesivo più celebre
Nel 2004 l’invenzione di Richard Drew venne proclamata un “umile capolavoro”: storia dello Scotch, il nastro adesivo più celebre
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Storia del nastro adesivo più celebre
Nel 2004 l’invenzione di Richard Drew venne proclamata un “umile capolavoro”: storia dello Scotch, il nastro adesivo più celebre
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Nel 2004 l’invenzione di Richard Drew venne proclamata un “umile capolavoro”: storia dello Scotch, il nastro adesivo più celebre
Agli inizi del Novecento la Minnesota Mining and Manufacturing Company è un’azienda che opera nel settore minerario. Ha puntato tutto sulle risorse delle miniere di Crystal Bay ma l’investimento non sta dando i risultati sperati. Per evitare la bancarotta i responsabili della 3M (come viene chiamata la compagnia) decidono di diversificare il business. In quegli anni sta prendendo piede l’industria automobilistica, alla 3M fanno due più due e puntano sull’apertura di un laboratorio sperimentale mirato specificamente alla risoluzione di un problema: il bisogno di una carta abrasiva che non rilasci troppe particelle nell’aria.
In corrispondenza con la crescente produzione di auto, aumentavano infatti anche i casi di avvelenamento da piombo per gli operai degli stabilimenti, intossicati dalle polveri rilasciate dalle smerigliatrici. Dopo un periodo di sperimentazioni, nel 1921 arriva sul mercato la “3M Wetordry Waterproof Sandpaper”.
Mentre il prodotto prende piede nelle officine di tutto il Paese, un giovane ingegnere al servizio dell’azienda del Minnesota – tale Richard Drew – si accorge di un ulteriore problema. Per ottenere una tinteggiatura dai contorni puliti i carrozzieri si arrangiano infatti mascherando le parti da proteggere con carta di giornale fissata con la colla. Ma la carta – quando viene rimossa – porta via con sé la vernice danneggiando la carrozzeria. Drew pensa a una soluzione, ci lavora su e nel 1925 presenta un nastro adesivo di facile rimozione, composto da uno strato di carta crespata e una mistura appiccicosa di colla da falegname e glicerina. Ma non tutti ne sono entusiasti.
Esasperato dalla scarsa efficacia dei primi prototipi, un meccanico afferma: «Take this tape back to those Scotch bosses of yours» (Riportate questo nastro ai vostri capi scozzesi), dove l’aggettivo Scotch è un riferimento al luogo comune che collega gli scozzesi all’avarizia.
Così, quando nel 1930 Drew perfeziona la sua idea sostituendo la carta con il cellophane, gli torna alla mente l’affermazione di quel meccanico e decide di chiamare il prodotto “Scotch Brand Cellulose Tape”. Il 31 gennaio di quell’anno lo Scotch entra dunque sul mercato. E sbanca. È il prodotto giusto al momento giusto perché nel frattempo l’America sta affrontando la Grande depressione e quella striscia di nastro adesivo – semplice ma versatile – consente di fare piccole riparazioni a un costo contenuto. Successo garantito.
Con la Seconda guerra mondiale anche l’industria bellica si rivolge alla 3M per richiedere la produzione di nuove varianti dello Scotch per manutenere le attrezzature militari. Anche la Goodyear ne acquista una grande quantità per rinforzare le cuciture del proprio iconico dirigibile. Nel 1939 un designer di nome Richard Borden ridisegna il famoso dispenser seghettato a forma di chiocciola ancora in uso e nel 1945 viene messa in commercio la celebre fantasia Plaid, che dà al prodotto un tono più pop.
Nel 1985 lo Scotch viene eletto «prodotto casalingo più indispensabile» nella storia degli Stati Uniti e nel 2004 – nel corso di una mostra al MoMA di New York – l’intuizione di Drew riceve il titolo di “Humble masterpiece”, umile capolavoro. Che oggi muove un fatturato di 32 miliardi di dollari e dà lavoro a quasi centomila dipendenti. Alla faccia dell’avarizia.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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Tag: cultura
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