Supersex, se il sesso (al femminile) fa ancora scandalo
| Cultura
Supersex, serie Netflix ispirata alla vita del pornoattore Rocco Siffredi, ha generato il solito bigottismo. Eppure, i dati del porno in Italia parlano chiaro

Supersex, se il sesso (al femminile) fa ancora scandalo
Supersex, serie Netflix ispirata alla vita del pornoattore Rocco Siffredi, ha generato il solito bigottismo. Eppure, i dati del porno in Italia parlano chiaro
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Supersex, se il sesso (al femminile) fa ancora scandalo
Supersex, serie Netflix ispirata alla vita del pornoattore Rocco Siffredi, ha generato il solito bigottismo. Eppure, i dati del porno in Italia parlano chiaro
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AUTORE: Margherita Medici
Sono bastate una locandina e una data di uscita (il prossimo 6 marzo) per scatenare un’ondata di critiche e relativa pubblicità sulla scelta Netflix di dedicare un biopic a Rocco Siffredi.
Strutturata in sette episodi e interpretata dall’attore Alessandro Borghi, la miniserie “Supersex” punta a indagare il percorso del pornoattore più controverso, acclamato e pop, svelando le luci e le ombre che hanno portato Rocco Tano – nato 59 anni fa a Ortona – a diventare un’icona mondiale del sesso.
Il nocciolo della questione, come spesso accade, risiede in una scala di grigi: dal poco trapelato non si evince alcuna intenzione di glorificarlo o demonizzarlo ma, semmai, di raccontare una vita che incuriosisce più di quanto si voglia ammettere. Tutto in linea con scelte precise di marketing (pensate al documentario “Unica” con Ilary Blasi, che ha ricevuto tante critiche ma raccolto un’ottima audience), senza dimenticare il bigottismo dilagante che fa urlare allo scandalo, soprattutto se a parlare di sesso sono le donne.
Eppure, il recente report di Pornhub – colosso canadese del porno – racconta di un’Italia diversa, al quinto posto nella classifica mondiale per accessi alla piattaforma. Solo tre visite su dieci sono effettuate da donne che (inevitabilmente) restano le protagoniste indiscusse delle clip.
“Supersex” è utile a mostrare la verità, un po’ come a dire: «Udite udite, moralisti da tastiera: anche alle donne interessa il sesso». Nel quasi 2024 sarebbe meglio farsene una ragione.
di Margherita Medici
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