Tutti pazzi per il vinile
Dagli States con 41milioni di copie nel 2022, all’Italia: ormai è vinile-mania. Ecco i fattori che hanno contribuito alla rinascita di un supporto mai dimenticato
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Dagli States con 41milioni di copie nel 2022, all’Italia: ormai è vinile-mania. Ecco i fattori che hanno contribuito alla rinascita di un supporto mai dimenticato
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Dagli States con 41milioni di copie nel 2022, all’Italia: ormai è vinile-mania. Ecco i fattori che hanno contribuito alla rinascita di un supporto mai dimenticato
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Dagli States con 41milioni di copie nel 2022, all’Italia: ormai è vinile-mania. Ecco i fattori che hanno contribuito alla rinascita di un supporto mai dimenticato
Il segnale arriva inequivocabile dall’altra parte dell’oceano: nel 2022 negli Stati Uniti sono stati venduti più dischi in vinile (41 milioni di copie) che Cd (33 milioni). I primi sono cresciuti del 3%, con un fatturato di un miliardo e 222 milioni di dollari; gli altri sono calati del 28%, con un giro d’affari di 482 milioni di dollari. Secondo lo studio della Recording Industry Association of America (Riaa) il fenomeno è dovuto all’atteggiamento nostalgico e di desiderio di riscoperta manifestato dai consumatori.
Il trend si conferma anche da noi, fatte le debite proporzioni: secondo la Federazione Industria Musicale Italiana (Fimi), nella prima metà del 2022 il mercato del vinile ha ricavato 14 milioni di euro contro i 10 milioni di quello dei Cd. Sono dati significativi, che testimoniano lo stato di salute di un settore comunque dominato dallo streaming (81% del totale).
Secondo un’analisi pubblicata dal mensile “Wired”, i social media sono serviti a rafforzare il rituale dell’ascolto del vinile e hanno permesso ai rivenditori di dischi di raggiungere una base di clienti più ampia. Negli ultimi anni numerose piccole etichette e negozi hanno utilizzato le varie piattaforme per promuovere i propri vinili. Il mercato dell’usato a sua volta è andato a traino. Si sono moltiplicate le fiere e le mostre, si è costituita una sorta di comunità di consumatori che frequentano le esposizioni alla ricerca dei pezzi più pregiati.
Si è poi formalizzata una classificazione dello stato di conservazione del vinile: intonso, quando risulta essere come nuovo; molto buono, quando la qualità del suono è ancora ottima nonostante l’uso e l’età del prodotto; buono quando la qualità del suono risente dell’usura ma complessivamente il prodotto è in buono stato.
Ci sono dischi a 33 giri con un valore stellare, per esempio negli Stati Uniti “Yesterday and Today” dei Beatles nella “Butcher Cover” è stato quotato 45mila dollari. Ma è un caso limite perché, dicono gli esperti, la media di un Lp si aggira attorno ai 50 euro. Con eccezioni, come la versione in vinile arancione o giallo di “The Wall” dei Pink Floyd. C’è da perdere la testa nel cercare su Internet la quotazione di queste due versioni: ogni sito dà un suo prezzo d’acquisto. Meglio rivolgersi agli esperti del settore che hanno il polso del mercato.
E sono proprio le loro quotazioni a determinare il piazzamento dei dischi in vinile più rari, costosi e introvabili. Le rilevazioni si basano sugli acquisti effettuati sulle piattaforme dal 2005 a oggi in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia e Italia. Al primo posto Prince con “The Black Album”, al secondo i Sex Pistols con “God Save the Queen” e al terzo Ferris Wheel con “Supernatural Girl”; a seguire i Beatles con il 45 giri di “Love Me Do” (il loro primo singolo, datato 1962) e i Pink Floyd con “Ummagumma”.
David Bowie è al nono posto con l’album che porta il suo nome e che contiene la leggendaria “Space Oddity”. Da noi gli usati più ricercati sono “White Album” dei Beatles (la copia appartenuta a Ringo Starr è stata quotata 822mila euro), “Ma cosa vuoi che sia una canzone” di Vasco Rossi, “Cica Cica Boom” di Mia Martini e “Salvadanaio” del Banco del Mutuo Soccorso.
di Fabio Santini
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Tag: musica
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