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Wiki chi? Omologazione e conformismo

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Con l’avvento di Wikipedia, l’“informazione mordi e fuggi” ha ottenuto sempre più credito, dando spazio a informazioni non verificate che spesso risultano difficili da rimuovere.

Wiki chi? Omologazione e conformismo

Con l’avvento di Wikipedia, l’“informazione mordi e fuggi” ha ottenuto sempre più credito, dando spazio a informazioni non verificate che spesso risultano difficili da rimuovere.
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Wiki chi? Omologazione e conformismo

Con l’avvento di Wikipedia, l’“informazione mordi e fuggi” ha ottenuto sempre più credito, dando spazio a informazioni non verificate che spesso risultano difficili da rimuovere.
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«Hello, world». Era il 15 gennaio del 2000. Nello spazio virtuale del web prendeva forma wikipedia.org, la più grande enciclopedia del mondo che ha cambiato radicalmente l’approccio alla conoscenza. L‘imprenditore Jimmy Wales ci mise i soldi, il filosofo Larry Sanger le idee. Il progetto veniva spiegato in sole due righe: si invitava il visitatore a spendere dieci minuti del proprio tempo per inserire una voce. È un passo rivoluzionario nella storia di Internet, tant’è che Webby Awards lo ha inserito tra i dieci momenti più importanti della decade 2000-2009. Lo spirito dell’opera collettiva e partecipata, a cui si unisce il divieto di sponsorizzazioni e pubblicità, si rivela una formula vincente: edizioni in 291 lingue aggiornate in tempo reale e oltre 35 milioni di articoli. I 495 milioni di utenti che mensilmente lo consultano da ogni angolo del pianeta danno per scontato che quanto riportato sia vero. Insomma, si è passati da «L’ho sentito al telegiornale» a «L’ho letto su Wikipedia». Ed è proprio qui la grande falla e limite del processo informativo. Bastano pochi clic per modificare una voce e lo può fare chiunque. Molto più difficile è verificare l’esattezza e l’autorevolezza di quanto riportato. Tempo fa il giornalista statunitense Gregory Kohs ha inserito trentuno errori macroscopici in altrettante voci di Wikipedia, monitorando poi le pagine per verificare se e quando sarebbero stati rimossi. Dopo due mesi metà delle bufale non era ancora stata scoperta. Ad esempio, più di 100mila persone diedero per vero che «un’infiammazione è provocata dalla roccia vulcanica prodotta dal corpo umano» mentre per sei anni rimase online la finta definizione di pax romana, spiegata come «un presunto e falso programma nazista». Per stessa ammissione dei vertici di Wikipedia, «è probabile che una potenziale bufala rimanga in giro anche cinque anni prima di essere rimossa, limite dovuto ai lunghi processi decisionali e di confronto sulla veridicità delle fonti». Le nuove tecnologie hanno creato un mostro che risponde al nome di “informazione mordi e fuggi”. Non ci si cura più dell’accuratezza e della verifica dei fatti ma si rincorre il tempo per essere i primi a dare conto di un avvenimento – con il conseguente ‘effetto passaparola’ dato dal copia-incolla di chi è arrivato tardi – per poi magari doverlo cancellare nella speranza che in pochi se ne siano accorti. Carta canta, recitava un vecchio adagio. Ciò che è scritto non può essere rimosso. La lentezza, l’austerità, l’autorevolezza di un luogo chiamato biblioteca sono ormai uno sbiadito ricordo. Quando il tempo era scandito dall’attesa del bibliotecario e il fruscio delle pagine ne rappresentava la colonna sonora. Il progresso arricchisce la società ma impoverisce l’individuo. E il web, nostro malgrado, ne è piena rappresentazione: fonte conformista animata da meccanismi distopici e di autocompiacimento che durano il tempo di una googlata (s. f. Ricerca compiuta nella rete telematica servendosi del motore di ricerca Google; neologismi 2009; Treccani). di Stefano Caliciuri

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