Durante un intervento a “Non Stop News” su RTL 102.5, il Presidente di Confindustria Radio TV Antonio Marano ha tracciato un quadro netto, allarmante, dello stato dell’informazione italiana. Un appello chiaro alla politica e al Paese: senza nuove regole e un riequilibrio del mercato, radio, tv e giornali rischiano un declino strutturale.

Marano parte dal principio fondativo: l’articolo 21. L’accesso all’informazione, ricorda, esiste perché esistono editori che investono, producono contenuti, assumono giornalisti e sostengono costi editoriali. Un ruolo che oggi, però, è messo in crisi dal potere delle Big Tech, “che non investono sul territorio” e che, come sottolinea, esercitano un prelievo costante di valore senza responsabilità e senza costi reali.

La metafora che utilizza è eloquente: competere con chi “non paga l’autostrada” significa competere con soggetti che non pagano tecnologia distributiva né contenuti. Il risultato? Un mercato drogato, che mette in difficoltà gli editori europei e, in Italia, si scontra anche con una scarsa consapevolezza politica della portata del problema.

La questione si fa ancora più concreta quando Marano affronta il tema della radiofonia: “Stanno costruendo auto senza radio”, denuncia, ricordando che la mobilità è il primo luogo di ascolto. Lasciare solo il collegamento IP significa consegnare alle piattaforme il potere di decidere cosa gli utenti possono sentire. È un nodo industriale, ma anche culturale.

Il cuore del problema, per Marano, è la responsabilità editoriale: le piattaforme distribuiscono contenuti senza un direttore responsabile, senza verifiche, senza controlli: “Se lo fa una rete televisiva o una radio viene immediatamente sanzionata, loro no”. E il punto non è chiedere aiuti, ribadisce, ma pretendere che chi opera nel mercato dell’informazione rispetti le stesse regole.

Poi l’aspetto economico: nonostante gli ascolti radiofonici italiani siano comparabili a quelli di Francia e Germania, il valore del mercato è appena un terzo. Colpa di un sistema non tutelato e di una concorrenza che sottrae investimenti pubblicitari senza restituire nulla. A ciò si aggiunge il tema delle fake news e dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale, che rendono sempre più difficile distinguere realtà e manipolazione.

Il rischio, avverte Marano, è profondo: “La verità si tutela con la responsabilità. Senza responsabilità non sappiamo se è verità”. Il suo monito finale è forte: senza interventi, l’Italia rischia “di diventare una colonia”. Una frase dura, ma che riassume bene la preoccupazione di un intero settore che vede restringersi il proprio spazio economico e culturale. E che chiede alle istituzioni di intervenire ora, prima che sia troppo tardi.