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Benigni racconta l’Europa

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Scrive Roberto Benigni sul suo libro “Il sogno – L’Europa s’è desta!” (Einaudi Stile Libero): «È talmente bello che mi piace averlo scritto!»

Benigni

Benigni racconta l’Europa

Scrive Roberto Benigni sul suo libro “Il sogno – L’Europa s’è desta!” (Einaudi Stile Libero): «È talmente bello che mi piace averlo scritto!»

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Benigni racconta l’Europa

Scrive Roberto Benigni sul suo libro “Il sogno – L’Europa s’è desta!” (Einaudi Stile Libero): «È talmente bello che mi piace averlo scritto!»

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Scrive Roberto Benigni sul suo libro “Il sogno – L’Europa s’è desta!” (Einaudi Stile Libero): «È talmente bello che mi piace averlo scritto!». E con questo ottimismo ci inebria subito con la sua energia ben nota. Chi non ricorda come saltò sugli schienali delle poltrone del Dolby Theatre di Los Angeles, quando nel 1999 Sophia Loren urlò «Robertooo!» per annunciare che il regista di Castiglion Fiorentino aveva vinto l’Oscar come miglior attore protagonista del suo “La vita è bella”? La vitalità di quest’uomo è celebre e in queste pagine è accesa più che mai. Il tema è complesso: si parla di Europa, il sogno di cui scrive è quello per un’Europa unita. Sapete quali sono le ragioni per le quali è nata l’Europa? Il modo in cui è nata? E grazie a chi? Le risposte sono in questo libro temerario che riporta (e amplia) il monologo con cui l’attore ha stregato milioni di spettatori il 19 marzo scorso su Rai 1.

Con un ritmo esilarante e una ‘voce’ ipnotica, Benigni scrive con un’agilità strepitosa. Pare di sentirlo parlare: tra citazioni, rivelazioni e trovate ironiche, intanto fa una profonda lezione di storia. La storia d’Europa. Sono gli europei che hanno inventato la democrazia, gli europei che hanno inventato lo sport, sempre gli europei che hanno inventato il teatro, hanno scoperto la struttura dell’universo, la legge di gravità! E vogliamo parlare di come gli europei hanno gareggiato fra le arti? «Io ho inventato la stampa e tu?» «Io il cinematografo!», «Io ho fatto “la Gioconda”», «Io la Nona sinfonia!», «Un attimo, c’è anche qualcuno che ha scoperto l’America!». Qualcuno ha inventato la pizza, qualcuno lo champagne: «E allora brindiamo, dài!».

Benigni fa sorridere, fa pensare, le sue parole si diffondono di buon passo nella mente e non ci si può più fermare. Questo libro nutre lo spirito e capita – a tratti – di ritrovarsi con la bocca spalancata a ripetersi nella mente: non ci avevo mai pensato. Non lo sapevo, eppure l’Europa è casa mia.

Si parte con grande entusiasmo, ma poi il tono assume tutt’altra gradazione: la maledizione degli europei è la guerra. «E tutte le innovazioni, le scoperte, le bellezze, le arti, la cultura sono sempre state all’ombra della morte». E dunque qual è lo sport preferito dagli europei? Non è il calcio. È la guerra: «L’Europa si è trasformata nella dimora della morte». Benigni, con la sua solita tagliente ironia, dice che Steven Spielberg per mettere paura ha fatto un film che si chiama “Lo squalo”, ma avrebbe dovuto chiamarlo “L’uomo”. E ha ragione. L’uomo sì che fa tanta paura.

Da qui l’opera dell’attore – che si definisce «un europeista estremista» – si sposta su quella che secondo lui è «la più grande costruzione istituzionale, politica, sociale ed economica degli ultimi cinquemila anni»: l’Unione Europea, appunto. Che si fonda su un principio di base: la pace. E siamo solo all’inizio, perché andando avanti troviamo Garibaldi, «un patriota europeo»; impariamo a conoscere bene la differenza tra nazionalismo e patriottismo, ci spiega il perché «i libri sono bombe» e qual è la cura contro la guerra (Benigni, sei impazzito? No, assolutamente. Leggere per credere).

Nelle poche pagine di questo libro – che ha il sapore di una fiaba, come scrive l’autore stesso e andrebbe letto in tutte le scuole, senza dubbio nei licei (obbligatorio!) – si trova una densità di vita, di storia, di riflessioni, di umanità e d’intelligenza che è cosa rara. Sapete cos’altro abbiamo inventato in Europa? Il paradiso. Ma questa è un’altra storia. Il mondo non ci fa certo pensare al paradiso di questi tempi, tutt’altro. Ma chissà che, «a forza di sognarlo, non finisca per diventare realtà».

di Hilary Tiscione

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