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Bravi, leggete! Si, ma voi

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Il siparietto tra il ministro della Cultura Sangiuliano e Geppi Cucciari nella cerimonia di premiazione del Premio Strega parla un po’ di tutti noi
Sangiuliano e Geppi Cucciari

Bravi, leggete! Si, ma voi

Il siparietto tra il ministro della Cultura Sangiuliano e Geppi Cucciari nella cerimonia di premiazione del Premio Strega parla un po’ di tutti noi
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Bravi, leggete! Si, ma voi

Il siparietto tra il ministro della Cultura Sangiuliano e Geppi Cucciari nella cerimonia di premiazione del Premio Strega parla un po’ di tutti noi
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Leggete perché la lettura vi rende liberi, sviluppa un pensiero critico, stimola l’immaginazione e vi allontana dallo psicodramma dei device. Bravi, fatelo! Voi.

Si potrebbe riassumere così il siparietto andato in scena durante la serata di assegnazione del Premio Strega tra la conduttrice Geppi Cucciari e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Quest’ultimo ha dichiarato di voler fortemente leggere i libri finalisti. Peccato che, a rigor di logica essendo lui chiamato a giudicare il vincitore, avrebbe dovuto farlo pre-voto.

Gli specchi per arrampicarsi si sono sprecati nonostante il tentativo maldestro del ministro di specificare cosa intendeva dire: “certo li ho letti perché ho votato ma vorrei approfondirli”.

Certo, che stanchezza vivere in un’epoca in cui tutto ciò che si dice, si fa e persino si pensa arriva per direttissima sui social. Il ministro quei libri non li ha letti è questo è un fatto grave. Lo specchio (e non per arrampicarsi al momento di una gaffe) di una cattiva abitudine generalizzata, di una crisi editoriale senza freni e di un cambio psicologico nelle abitudini. Leggere è calma, riflessione, immersione, persino solitudine. Tutti termini ben lontani dalla nostra realtà frenetica e social. Non abbiamo più pazienza.

L’estate è da sempre un periodo propizio per togliere la polvere a quel libro che abbiamo sul comodino da mesi e portarlo con noi in vacanza. E no, non per renderlo protagonista delle nostre storie Instagram in cui tentiamo di pulirci l’immagine rendendoci un po’ radical chic, ma per immergerci davvero nelle parole, per imparare ad usarle al meglio.

Forse se anche il ministro stesso lo avesse fatto, avrebbe saputo giustificare meglio la sua umile ma pur sempre grave mancanza. Quanto a noi, non c’è molto da ridere su Sangiuliano-Cucciari. Perché è come ridere di noi stessi.

di Raffaela Mercurio

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