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Caro vecchio Tex

Il Far West italiano, prima di Sergio Leone e Clint Eastwood. Pubblicato nel 1948, Tex, insieme a Dylan Dog, è tra le più importanti serie a fumetti italiane.
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Caro vecchio Tex

Il Far West italiano, prima di Sergio Leone e Clint Eastwood. Pubblicato nel 1948, Tex, insieme a Dylan Dog, è tra le più importanti serie a fumetti italiane.
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Caro vecchio Tex

Il Far West italiano, prima di Sergio Leone e Clint Eastwood. Pubblicato nel 1948, Tex, insieme a Dylan Dog, è tra le più importanti serie a fumetti italiane.
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Il Far West italiano, prima di Sergio Leone e Clint Eastwood. Pubblicato nel 1948, Tex, insieme a Dylan Dog, è tra le più importanti serie a fumetti italiane.
Pubblicato per la prima volta nel lontano 1948, “Tex” forma insieme a “Dylan Dog” la punta di diamante dell’editoria italiana da edicola e la pietra angolare su cui poggia il prolifico catalogo della Sergio Bonelli Editore. Va detto che il suo successo sorprese per primi i suoi creatori. La storia del pistolero nasce pressappoco alla fine della Seconda guerra mondiale quando Gianluigi Bonelli si separa dalla moglie Tea Bertasi per stare con la nuova compagna, conosciuta durante gli sfollamenti. Dato che, grazie a un prestito della suocera, aveva rilevato la casa editrice Audace dal suo vecchio capo Lotario Vecchi, decise di cederne la proprietà alla ex moglie in modo che potesse provvedere a sé stessa e al loro figlio Sergio. Fu allora che Tea, che in vita sua non aveva mai preso un fumetto in mano, diventò editrice appassionandosi al genere. Continuando a collaborare con l’ex marito sceneggiatore – in uno strano caso di divorzio non solo consensuale ma persino produttivo – decise quindi di arruolare il giovane e valente fiorentino di origini sarde Aurelio Galleppini, detto Galep, per disegnare ben due progetti in contemporanea: “Occhio Cupo” e “Tex”. Al tempo i film di ambientazione piratesca andavano per la maggiore e “Occhio Cupo” fu proprio concepito per agganciarsi a quel ricco filone, poggiandosi anche sulla popolarità dei romanzi salgariani in Italia: veniva pubblicato in un formato molto simile a quelli attuali della Bonelli, su buona carta e disegnato da Galep con grande attenzione e sforzo durante le ore del giorno. “Tex” era invece realizzato, per così dire, di notte con la mano sinistra e pubblicato in strisce. Ma il mercato segue talvolta via misteriose e il piccolo ed economico “Tex” – che poteva essere facilmente nascosto in tasca per sfuggire ai controlli di quei genitori che nel dopoguerra regalavano puntualmente liscebussi ai pargoli che spendevano denaro in divertissement così futili – scalzò ben presto il suo pregiato gemello pirata, guadagnandosi uno spazio imperituro nell’editoria fumettistica italiana. Ma se così si può ricostruire la popolarità iniziale, come possiamo invece individuare l’ingrediente segreto per un successo da più di 700 albi pubblicati, per tacere di ristampeedizioni speciali? Ci vengono in aiuto le parole dello sceneggiatore Claudio Nizzi, uno che Tex l’ha raccontato per più di 30mila pagine: «La Texianità è un bagno tiepido in cui il lettore si immerge ogni mese quando legge il nuovo albo, sapendo di ritrovarvi quei sapori e profumi che ben conosce e che desidera siano sempre gli stessi». Sono quindi proprio le avventure di Tex Willer, capo navajo e pistolero tutto d’un pezzo ma non privo di ironia (come dimostrano i suoi scambi vivaci col fido Kit Carson), che hanno conquistato i lettori; accompagnato dal figlio Kit Willer e dal nativo americano Tiger Jack, insieme formano i Pards, il gruppo incubo di qualsiasi malfattore del vecchio West: le loro storie rappresentano un luogo speciale dove abbandonare l’abito di qualsiasi triste incombenza inquini la vita, per cavalcare le immense praterie alla ricerca di quella genuina avventura sempre anelata dall’animo umano. E scusatemi se questa non è la definizione del Paradiso.   di Camillo Bosco

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