Corto Maltese gentiluomo di fortuna
Come l’incontro tra l’immobiliarista Florenzo Ivaldi e il fumettista Hugo Pratt ha dato vita a Corto Maltese, la stella del primo romanzo a fumetti in italiano.
| Editoria
Corto Maltese gentiluomo di fortuna
Come l’incontro tra l’immobiliarista Florenzo Ivaldi e il fumettista Hugo Pratt ha dato vita a Corto Maltese, la stella del primo romanzo a fumetti in italiano.
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Corto Maltese gentiluomo di fortuna
Come l’incontro tra l’immobiliarista Florenzo Ivaldi e il fumettista Hugo Pratt ha dato vita a Corto Maltese, la stella del primo romanzo a fumetti in italiano.
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Come l’incontro tra l’immobiliarista Florenzo Ivaldi e il fumettista Hugo Pratt ha dato vita a Corto Maltese, la stella del primo romanzo a fumetti in italiano.
Nel 1965, nel quartiere veneziano di Malamocco – l’antica Metamauco dei primi abitanti della laguna – il genovese Florenzo Ivaldi conosce finalmente Ugo Eugenio Prat, meglio noto col nom de plume Hugo Pratt. È un incontro che desidera da tempo, dal 1947 per essere precisi: cioè da quando, giovanissimo, aveva visto per la prima volta le tavole di Pratt pubblicate sulla rivista “Asso di Picche”, rimanendone folgorato.
Negli anni successivi sia Pratt che Ivaldi erano andati via dall’Italia devastata del dopoguerra – il primo in Sudamerica, il secondo in Francia – e ora si conoscono finalmente dopo aver entrambi raccolto esperienze e successi: Hugo conta già decine di fumetti pubblicati in America Latina sotto sceneggiature di maestri come Héctor Oesterheld (l’autore del fumetto “L’Eternauta”), mentre Florenzo è diventato un immobiliarista di successo. Il genovese, ormai affermato, ha quindi deciso di mettere i suoi soldi dove il cuore glielo impone e offre a Pratt non solo una rivista mensile dedicata alle sue opere ma addirittura un appartamento per trasferirsi nel capoluogo ligure.
Nessun autore dotato di buon senso può rifiutare un’offerta del genere. Nasce così l’avventura, durata dal luglio 1967 al giugno 1979, della rivista “Sgt. Kirk”, titolata come uno dei personaggi latinoamericani di Hugo Pratt, e proprio nel primo numero di questa rivista esordiscono le tavole di “Una ballata del mare salato”, ovvero del primo e più influente romanzo a fumetti italiano.
La gemma di quella pubblicazione sarà il personaggio di Corto Maltese, ma né l’inizio né l’impostazione narrativa data da Pratt sono sbilanciati verso il personaggio, mantenendo la promessa insita nella definizione di ballata: Corto in realtà entra in scena ben miseramente, legato su delle tavole alla deriva nell’oceano dopo aver subìto l’ammutinamento del suo equipaggio.
Salvato dal suo terribile amico Rasputin, al comando di un’altra nave pirata, fan ritorno con lui sull’isola Escondida, regno del misterioso Monaco, che si sta accordando con la Marina del Kaiser per un incarico da corsari contro le navi inglesi nel Pacifico alla vigilia dello scoppio del primo conflitto mondiale. Rasputin non porta con sé solo Corto: ha salvato anche due giovani, tali Cain e Pandora Groovesnore che, in quanto membri di un’importante famiglia inglese, immagina preziosi e redditizi ostaggi.
La storia procede quindi come un gioco a sottrarsi, in cui i personaggi competono per sedurre il lettore dalla loro parte e chi legge non sa davvero cosa più lo attragga: il mistero su chi sia il Monaco o le baruffe tra Corto e Rasputin che buttano giù intere capanne; se tenere a cuore la sorte del riluttante e romantico tenente Slütter oppure quella dei giovani Cain e Pandora Groovesnore.
Questo perché i personaggi si presentano con moralità complesse e mondi sentimentali sfaccettati che interagiscono mescolandosi, attraendosi e respingendosi: ogni frase può divenire un’ancora di salvezza, ogni azione portare un seme di distruzione.
Per questi e altri motivi il fumetto piacque in Italia, tanto da sbarcare anche sul “Corriere dei Piccoli”, ma è in Francia che ebbe la sua consacrazione più piena: l’editore della rivista “Pif Gadget” commissionò a Pratt nuove storie specificamente di Corto Maltese. Nacque così l’epopea del personaggio, che proseguì poi con vari editori per ben ventinove avventure nelle quali il marinaio che si incise da solo sulla mano la linea della fortuna incarna l’idea della libertà da tutto tranne che dalla propria morale. Un esempio per ogni animo che ancora oggi voglia sentirsi padrone del proprio destino.
di Camillo Bosco
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