Così a Trieste Teodoro Mayer sfidò l’impero austro-ungarico
140 anni fa nasceva a Trieste “Il Piccolo” per iniziativa di Teodoro Mayer. Un giornale espressione di indipendenza e onestà, che da subito si schierò contro l’impero austro-ungarico. In un momento di grave crisi dell’editoria ricordiamo questo capolavoro della storia del giornalismo.
| Editoria
Così a Trieste Teodoro Mayer sfidò l’impero austro-ungarico
140 anni fa nasceva a Trieste “Il Piccolo” per iniziativa di Teodoro Mayer. Un giornale espressione di indipendenza e onestà, che da subito si schierò contro l’impero austro-ungarico. In un momento di grave crisi dell’editoria ricordiamo questo capolavoro della storia del giornalismo.
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Così a Trieste Teodoro Mayer sfidò l’impero austro-ungarico
140 anni fa nasceva a Trieste “Il Piccolo” per iniziativa di Teodoro Mayer. Un giornale espressione di indipendenza e onestà, che da subito si schierò contro l’impero austro-ungarico. In un momento di grave crisi dell’editoria ricordiamo questo capolavoro della storia del giornalismo.
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140 anni fa nasceva a Trieste “Il Piccolo” per iniziativa di Teodoro Mayer. Un giornale espressione di indipendenza e onestà, che da subito si schierò contro l’impero austro-ungarico. In un momento di grave crisi dell’editoria ricordiamo questo capolavoro della storia del giornalismo.
Un’avventura a cavallo di tre secoli nata con un editoriale di otto parole. L’articolo di fondo del primo numero è infatti stato, oltre che un record, un capolavoro di storia del giornalismo per concisione e chiarezza: «Saremo indipendenti, imparziali, onesti. Ecco tutto, cari lettori». Nella Trieste asburgica, il 29 dicembre 1881 Teodoro Mayer (piccola borghesia ebraica e squattrinato, ma pieno di idee) inventò il foglio moderno, un quotidiano in formato ridotto, quasi un tabloid ante litteram, che proprio per quel motivo chiamò “Il Piccolo”.
Aveva solo cronaca (nera, bianca e romanzi d’appendice, come si usava allora) per due soldi la copia: Mayer non aveva infatti i quattrini necessari a pagare l’ingente cauzione che allora veniva richiesta da Vienna per parlare di politica. Mayer però, in poco tempo, riuscì a schierare lo stesso il quotidiano sul fronte del partito liberalnazionale.
Battagliero, giovanissimo, si era già fatto notare nel suo settore con un giornale filatelico ed era stato un pioniere nella pubblicità con un foglio distribuito gratuitamente. E così a soli 21 anni (la stessa età che aveva Steve Jobs quando diede vita alla Apple), interrotti gli studi, Mayer registrò la nuova testata che ha appunto attraversato tre secoli ed è ancora leader a livello regionale.
Oggi “Il Piccolo” è nell’orbita del gruppo Gedi della famiglia Elkann. Il coraggioso (anche se taciturno e un po’ scostante) Mayer sapeva navigare bene sotto traccia: esaltava tutto quello che era made in Italy (diremmo oggi), trattando con distacco e freddezza tutto quello che invece proveniva dal resto dell’impero. In poco tempo “Il Piccolo” divenne un simbolo di italianità, specchio e catalizzatore delle divisioni di una realtà multiculturale frammentata ogni giorno di più dai nazionalismi.
Sequestrato (come si usava allora) e sospeso ripetutamente dalla polizia asburgica, il giornale si conquistò ben presto l’autorevolezza del più diffuso quotidiano di Trieste, legandosi verso la fine del secolo al movimento irredentista (con Mayer entrato nella massoneria).
Per i 140 anni de “Il Piccolo” è stato emesso un francobollo realizzato dall’illustratore Max Calò, anche lui triestino. In un momento in cui la stampa è in difficoltà anche a causa del web, tornano di attualità proprio quelle parole che ispirarono la nascita del quotidiano: indipendenza, imparzialità, onestà.
di Franco Vergnano
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Tag: giornalismo, Italia
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