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disastro punta raisi

Punta Raisi, lotteria della vita e della morte

In “Notizia del disastro” (pubblicato nel 2001 e ora riproposto da Sellerio) Roberto Alajmo ricostruisce un composito mosaico di esistenze spezzate nel disastro aereo a Punta Raisi
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Punta Raisi, lotteria della vita e della morte

In “Notizia del disastro” (pubblicato nel 2001 e ora riproposto da Sellerio) Roberto Alajmo ricostruisce un composito mosaico di esistenze spezzate nel disastro aereo a Punta Raisi
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Punta Raisi, lotteria della vita e della morte

In “Notizia del disastro” (pubblicato nel 2001 e ora riproposto da Sellerio) Roberto Alajmo ricostruisce un composito mosaico di esistenze spezzate nel disastro aereo a Punta Raisi
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In “Notizia del disastro” (pubblicato nel 2001 e ora riproposto da Sellerio) Roberto Alajmo ricostruisce un composito mosaico di esistenze spezzate nel disastro aereo a Punta Raisi

La sera di Natale del 1978 Stefano Moser, dopo aver telefonato dal ristorante alla sua famiglia, si ritrova in mano un ultimo gettone. Decide allora di comporre un numero di sei cifre assolutamente a caso. Al terzo squillo risponde una signora. Le spiega di essere un giovane ufficiale di marina specializzato in immersioni e che con la sua squadra di sommozzatori è stato incaricato di recuperare i corpi dei passeggeri dell’aereo Alitalia che due notti prima si è schiantato in mare davanti a Punta Raisi. Sì, proprio quel volo AZ4128 Roma-Palermo con a bordo 129 passeggeri. Si sono salvati soltanto in 21, tutti gli altri stanno aspettando lui e la sua squadra in fondo al mare. «Può farci gli auguri?». La donna allora si fa passare uno a uno tutti i suoi compagni, a ciascuno dei quali riserva parole gentili e di incoraggiamento. Ne hanno bisogno. Per un mese e mezzo faranno fino in fondo la loro parte, fronteggiando anche la rabbia e le assurde speranze dei familiari e amici di quanti – bambini, giovani appena sposati o in procinto di farlo, imprenditori e impiegati, militari, pure due rapinatori di ritorno da un colpo a Roma – hanno estratto i numeri perdenti di una lotteria della vita e della morte che affascina per la sua ingiustizia.

In “Notizia del disastro” (pubblicato nel 2001 e ora riproposto da Sellerio) Roberto Alajmo ricostruisce un composito mosaico di esistenze spezzate, quelle dei morti e di coloro che gli sono sopravvissuti. Non spreca le parole, narra senza fretta, dipana quando possibile le incongruenze delle testimonianze, ricostruisce anello dopo anello la catena delle coincidenze fatali. Ci porge con cura un caleidoscopio nel quale – ruotando la ghiera del tempo – è possibile mettere a fuoco le ore precedenti allo schianto di decine di passeggeri, siano essi i sommersi (inghiottiti dalle onde di un mare mosso ricopertosi di gasolio, una sessantina di loro dopo aver invano atteso i soccorsi aggrappati a parti instabili del relitto) o i salvati (da un paio di pescherecci in zona, non essendo disponibili per le ragioni più assurde i battelli di soccorso). C’è pure spazio per Giuseppe Cravotta. Si è salvato per aver cambiato aereo all’ultimo ma decide lo stesso d’improvvisarsi naufrago a beneficio di parenti e conoscenti. Prova così a scuotere l’albero di un’esistenza poco appagante, fino a quando – scoperto dagli inquirenti – rimedia in fronte la patente di povero stronzo.

In questa tragedia siciliana non mancano nemmeno i corèuti, gruppo dolente dei familiari che si trascina per giorni dall’aeroporto all’ospedale, dalla banchina del porto all’obitorio. Assegnati al girone infernale e peripatetico dei sospesi, hanno confidato nel miracolo ma adesso si accontenterebbero di poter piangere davanti a una salma. Non sempre sarà possibile. Una folla alla quale viene detto poco o nulla, impotente di fronte alla sciatteria delle autorità e che il tempo s’incaricherà di assottigliare giorno dopo giorno. Riportati al largo dalla risacca del sentimento e del risentimento, di tutti loro resteranno l’eco delle proteste, le accuse all’imperizia dei soccorsi, l’illusione di poter ottenere giustizia (alla fine verranno assolti tutti tranne i piloti, che hanno la colpa di essere morti).

«La banalità del destino ci sembra inaccettabile. Tutto ci pare troppo semplice per essere vero, inducendoci a immaginare retroscena sempre molto umani» scrive Alajmo nella prefazione. E invece in queste pagine l’unico protagonista è proprio lui, il destino. Crudelissimo e iniquo, indifferente ai nostri cuori, un colpevole così potente da riuscire ogni volta a farla franca.

Costruito con un metodo di ricerca e uno stile invidiabili, questo reportage non sfigura affatto accanto alla celebre “Antologia di Spoon River”. Guarda caso, proprio una copia del capolavoro di Edgar Lee Masters verrà recuperata in una borsa Alitalia che galleggiava in mare. Apparteneva alla hostess Annalisa Bufacchi e sarà consegnata a un amico di famiglia cinque giorni dopo il disastro. Nel verbale dei carabinieri il libro non viene però menzionato, forse perché ritenuto meno importante di tanti altri oggetti: tra questi «una boccetta di profumo Chalèche, un mazzo con nove chiavi, una spazzola, un pettine, due spille per capelli».

di Vittorio Pezzuto

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