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Elisabetta Neuhoff di Close to Media

Elisabetta Neuhoff: “Il comunicatore oggi è un alchimista”

Il viaggio tra i top comunicatori d’Italia continua con l’intervista a Elisabetta Neuhoff, fondatrice di Close to Media, che ci racconta i cambiamenti della comunicazione
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Elisabetta Neuhoff: “Il comunicatore oggi è un alchimista”

Il viaggio tra i top comunicatori d’Italia continua con l’intervista a Elisabetta Neuhoff, fondatrice di Close to Media, che ci racconta i cambiamenti della comunicazione
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Elisabetta Neuhoff: “Il comunicatore oggi è un alchimista”

Il viaggio tra i top comunicatori d’Italia continua con l’intervista a Elisabetta Neuhoff, fondatrice di Close to Media, che ci racconta i cambiamenti della comunicazione
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Il viaggio tra i top comunicatori d’Italia continua con l’intervista a Elisabetta Neuhoff, fondatrice di Close to Media, che ci racconta i cambiamenti della comunicazione
Nel 2001 Close to Media era solo un progetto, o forse un sogno, vissuto in un piccolo e semplice ufficio affacciato su un bel giardino, con scrivanie Ikea e un fax portato da casa. Oggi i sogni della sua fondatrice Elisabetta Neuhoff e del suo team sono diventati realtà grazie all’entusiasmo e alla passione per il proprio lavoro. Elisabetta Neuhoff è una professionista della comunicazione da circa trent’anni. Dopo una laurea in giurisprudenza e un master, viene selezionata come Direttore della Comunicazione da uno dei maggiori gruppi americani del mondo nel settore ambiente, energia e grandi impianti. Diventa la loro più giovane manager in Europa, su circa 50mila dipendenti. Oggi è a capo dell’agenzia di comunicazione Close to Media, che collabora con tante società italiane ed estere, enti pubblici e istituzioni. Un team molto apprezzato nel settore finanziario, un altro in rapida crescita in quello della tecnologia e innovazione, poi la storica area corporate. Banche, assicurazioni, private equity, aziende ad alto tasso di innovazione, grandi brand, Regioni e Ministeri, l’agenzia è coinvolta quando serve competenza, efficacia e fair play. In cosa è cambiata la comunicazione d’impresa rispetto al passato? Una volta la comunicazione corporate si basava sull’ufficio stampa. Negli anni ’90 c’erano tantissimi giornali, con molta pubblicità; hanno raggiunto l’apice durante lo scandalo Tangentopoli, quando le copie dei giornali cartacei venduti in edicola arrivarono a 7 milioni, contro i circa 6 milioni di metà degli anni Ottanta. La reputazione dell’impresa e dei manager si costruiva quindi a colpi di comunicati stampa e interviste. Era un altro mondo. E poi con l’avvento di internet, cos’è cambiato? Internet ha poi cambiato tutto. Parlando di comunicazione in senso stretto, è uno strumento che ha in sé alcune caratteristiche speciali. Innanzitutto, prevede un’interazione: gli utenti possono condividere e commentare i contenuti, mentre prima il lettore era passivo. In secondo luogo, l’informazione sul web ha cambiato la percezione del tempo, che oggi è davvero reale ed esige risposte rapidissime. Infine, in rete oggi chiunque può essere portatore di informazioni, non deve essere un professionista, basta un cellulare per produrre contenuti, pubblicabili e commentabili. Comunicare attraverso i giornali cartacei, quindi, non è più necessario? Non è assolutamente così. L’effetto moltiplicatore degli articoli cartacei è enorme perché oltre alle copie effettive vendute in edicola, il singolo contenuto è ormai presente su piattaforme diverse, nelle rassegne stampa, sui social. Morale della favola: la comunicazione oggi si basa sulla multicanalità, è diventata una realtà complessa dove il comunicatore è una specie di alchimista che deve saper selezionare e dosare tutti gli elementi. Il giovane comunicatore alchimista che tipo di qualità deve possedere? Occorre avere 1/3 di spirito curioso come i giornalisti, 1/3 di capacità negoziale come i diplomatici e 1/3 di attitudine psicoanalitica per gestire le persone. Una buona cultura generale, in ogni caso, è la base. E cosa richiedono le aziende, principalmente le b2b, a voi comunicatori? Principalmente di individuare una narrazione, divulgandola attraverso tutti i canali possibili. Ufficio stampa, digital, relazioni esterne, eventi, esperienze, capacità di raggiungere gli investitori e le banche. Comunque c’è un tema generazionale: la maggior parte delle imprese (e dei capitali) sono gestiti dagli over50, i famosi boomers. E questi leggono e si informano su siti online professionali, con informazioni certe, affidabili. Per questo la giusta informazione è fondamentale. Il concetto di sostenibilità, oggi in auge nelle imprese, come si è evoluto rispetto al passato? Le aziende sono oggi più attente alla brand reputation, devono identificarsi con dei valori e comunicarli correttamente verso l’esterno. Sono i valori riassunti nell’acronimo ESG: Environment (ambiente), Social (sociale) e Governance (governo societario). L’individuazione di valori e contenuti che possono essere inseriti in un percorso virtuoso di qualità ambientale e sociale è una delle attività che le aziende ci richiedono di più. Cosa resisterà tra 10 anni di questa comunicazione? Ci sarà un inevitabile ricambio generazionale, anche fra i leader del mondo produttivo, che modificherà abitudini, flussi informativi, tecnologie. Forse l’avvento dell’Intelligenza artificiale consentirà di semplificare qualche processo e di dedicarsi di più alla strategia? Sono super curiosa di vedere cosa ci aspetta!

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