Ennio Flaiano, un alieno come noi
“Ennio l’alieno” è il nuovo saggio scritto da Renato Minore e Francesco Panda (edito da Mondadori) dedicato ad Ennio Flaino, lo scrittore e giornalista notturno e solitario, forse un pò alieno. Come noi.
| Editoria
Ennio Flaiano, un alieno come noi
“Ennio l’alieno” è il nuovo saggio scritto da Renato Minore e Francesco Panda (edito da Mondadori) dedicato ad Ennio Flaino, lo scrittore e giornalista notturno e solitario, forse un pò alieno. Come noi.
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“Ennio l’alieno” è il nuovo saggio scritto da Renato Minore e Francesco Panda (edito da Mondadori) dedicato ad Ennio Flaino, lo scrittore e giornalista notturno e solitario, forse un pò alieno. Come noi.
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“Ennio l’alieno” è il nuovo saggio scritto da Renato Minore e Francesco Panda (edito da Mondadori) dedicato ad Ennio Flaino, lo scrittore e giornalista notturno e solitario, forse un pò alieno. Come noi.
Segnato da un primo infarto e ormai prossimo alla fine, Ennio Flaiano si aggira a passi veloci per le strade di Montreal. Nel corso della sua vita ha viaggiato molto ma soltanto nell’immensità del Canada sembra aver trovato un approdo proporzionato alla sua irrequietezza, l’ultima frontiera disponibile per la sua urgente ricerca di «vite di ricambio» e in cui «la solitudine può essere la condizione morale, la chiave dell’esistenza». Sta riempiendo il taccuino di appunti e impressioni che intende riversare in “Oceano Canada”, documentario in cinque puntate che verrà trasmesso dalla Rai nel gennaio 1973, due mesi dopo la sua morte.
Il diarista notturno e solitario, da tempo critico rispetto alla disfunzione e corruzione del linguaggio ha messo in scaletta un’intervista al sociologo Marshall McLuhan, teorico dell’universale «Il messaggio è il medium» e partigiano dell’adesione della cultura umanista al nascente universo elettronico dei media. L’incontro non ci sarà: il guru canadese ha fatto il prezioso e chiesto un compenso milionario per una presenza di appena cinque minuti (nemmeno il tempo di piazzare le attrezzature e regolare luci e suono).
Flaiano si prenderà così la sua rivincita al termine del viaggio, quando davanti alla macchina da presa decide di strappare le pagine del suo taccuino e gettarle nella corrente impetuosa della più famosa cascata del mondo: meglio farne una barchetta, meglio «affidare il messaggio incompleto al più grande medium del Canada, anzi al solo medium del Canada che contiene il proprio messaggio, le cascate del Niagara».
L’episodio, insieme a tanti altri in larga parte inediti – commovente un racconto di Fellini: a pranzo insieme nella saletta di una trattoria, per non mortificare l’oste premuroso Flaiano si era industriato in mille modi per nascondere e disperdere i rigatoni lasciati nel piatto dal regista satollo – ci viene offerto da “Ennio l’alieno” (Mondadori). Una ricostruzione puntuale del contesto umano e professionale nel quale si è andata sviluppando la ricchissima produzione letteraria e cinematografica di questo intellettuale anomalo e rigorosissimo, orafo della parola scritta e parlata, testimone indulgente ma implacabile delle peculiarità e dei difetti italiani. Scritto in maniera splendida da Renato Minore e Francesca Pansa, il saggio riscatta finalmente Flaiano dall’angusta dimensione assegnatagli negli ultimi anni – quella del brillante facitore di aforismi da apporre come epigrafi o citare nei nostri dopocena (seppure da lui spesso coniati proprio nei lunghi pomeriggi trascorsi al caffè), quasi sia stato uno scrittore dimezzato – per restituirci finalmente le dimensioni autentiche della sua statura intellettuale.
Del pescarese non va dimenticata l’attività giornalistica: autore non solo di pregevoli annotazioni su opere teatrali e cinematografiche ma, per alcuni anni, anche redattore capo del settimanale “Il Mondo”. Un’esperienza preziosa, che gli resterà sempre nel cuore. Al punto che non esiterà a polemizzare col regista comunista Elio Petri che nel film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” ha voluto chiamare Panunzio (con una enne in meno del cognome del celebre direttore) il poliziotto buffo e goffo interpretato da Aldo Rendine e che tanta ilarità suscita nel pubblico quando viene sbeffeggiato dal dirigente Gian Maria Volontè.
«Mi sono chiesto perché hai usato quel nome che è del mio più caro amico, della persona più onesta e sincera che io abbia mai conosciuto» gli contesterà risentito in una lettera. «L’hai fatto apposta? Non potevi chiamarlo col mio nome? Non mi sarei offeso. Ma pensare a Pannunzio negli ultimi anni dopo il fallimento del “Mondo”, chiuso in casa a leggere i libri di storia e di economia, memorie e epistolari per capire il suo errore, e fumando cento sigarette al giorno pensando di ammazzarsi, pensando a quel Pannunzio che era un leale oppositore delle tue idee, ho creduto di capire che tu avevi voluto sbeffeggiare tutta una classe di persone la cui colpa maggiore è stata quella di credere nella palingenesi italiana, non certo nella Repubblica conciliare, la Repubblica col doppio dogma, quello comunista e quello cattolico, l’Italia sempre legata all’articolo».
Flaiano, un alieno come noi.
di Vittorio Pezzuto
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