Bettelli di LDB: “L’innovazione ha sempre bisogno di un po’ di tradizione”
Francesco Bettelli, Art Director e Presidente di LDB Advertising, racconta gli oltre 60 anni di un’agenzia che ha fatto la storia della comunicazione italiana
| Editoria
Bettelli di LDB: “L’innovazione ha sempre bisogno di un po’ di tradizione”
Francesco Bettelli, Art Director e Presidente di LDB Advertising, racconta gli oltre 60 anni di un’agenzia che ha fatto la storia della comunicazione italiana
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Bettelli di LDB: “L’innovazione ha sempre bisogno di un po’ di tradizione”
Francesco Bettelli, Art Director e Presidente di LDB Advertising, racconta gli oltre 60 anni di un’agenzia che ha fatto la storia della comunicazione italiana
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Francesco Bettelli, Art Director e Presidente di LDB Advertising, racconta gli oltre 60 anni di un’agenzia che ha fatto la storia della comunicazione italiana
Da oltre 60 anni, LDB Advertising si pone un unico obiettivo: cavalcare il cambiamento, unendo il passato al presente e al futuro. Francesco Bettelli, Art Director e Presidente di LDB Advertising insieme al fratello Filippo, racconta il lungo viaggio nella storia della comunicazione italiana di LDB: dai Caroselli al marketing digitale, senza perdere mai di vista la tradizione creativa di un tempo, tutta bolognese.
Dal Carosello alla comunicazione a 360°: come nasce LDB?
LDB nasce nel 1962 da una ‘costola’ di una casa di produzione che si occupava di girare pubblicità per il Carosello, all’epoca l’unica vera forma di comunicazione in Italia attraverso lo spettacolo televisivo e d’intrattenimento in onda la sera. Un’importanza cruciale: chi è della mia generazione sa che dopo il Carosello si andava dritti a letto!
Nel 62’ le aziende, almeno qui a Bologna, si rivolgevano alle case di produzione cinematografiche per fare i caroselli, quando ancora non esistevano professionalità specifiche del mondo della comunicazione e della pubblicità. Fondamentalmente si andava ad attingere a tutto il mondo delle arti e della creatività: i registi facevano i film ma anche i caroselli, ad esempio, e lo stesso valeva per gli sceneggiatori o gli scenografi. Le aziende hanno iniziato ad avere sempre più bisogno di servizi collaterali all’uscita della clip: creativi, pagine stampa, l’affissione, il radio-comunicato, il marketing. I soci della Vimder Film casa di produzione caroselli di Bologna, hanno iniziato a riflettere sull’idea di aprire un’agenzia di pubblicità per occuparsi di tutto questo. È qui che nasce LDB, acronimo dei soci fondatori: Elio Lega, Guido De Maria e Luigi Bettelli, mio padre.
Uno dei soci fondatori è ancora in attività, vero?
Guido De Maria oggi è uno splendido novantaduenne, ancora un creativo e umorista in assoluta attività. Fu lui a portare i fumetti in tv in RAI, collaborando insieme alla nostra agenzia nella creazione dei caroselli animati insieme al noto fumettista Bonvi o, addirittura, con Francesco Guccini.
Cosa è accaduto poi con la fine del Carosello?
Le caratteristiche delle pubblicità-Carosello iniziarono a divenire desuete: clip lunghe 1 minuto e 45 secondi in cui era possibile inserire specifiche del prodotto solo negli ultimi 30secondi; caroselli sempre diversi gli uni dagli altri. Nel 1977 termina il Carosello che resterà per sempre un unicum nel mondo della comunicazione. Una cosa del genere non si sarebbe mai più vista ma era tempo di cambiare, ed è qui che arriviamo agli anni ’80 e all’ingresso sulla scena della tv commerciale.
Cosa ha rappresentato per LDB questa novità?
Certamente nuove regole: clip di massimo 30secondi, l’introduzione delle interruzioni pubblicitarie o di spettacoli creati ad hoc per contenere pubblicità.
Inizia a proliferare, accanto alle reti del gruppo Fininvest, un grande substrato di emittenti televisive locali, adatte e necessarie a quelle piccole aziende che sarebbero altrimenti rimaste escluse dai palinsesti nazionali. All’epoca, c’era una grandissima varietà e noi puntammo molto su questo. C’era un gran lavoro da fare.
Arriviamo poi agli anni ’90…
Sì, e all’altra grande novità: il computer e il digitale. Cambia tutto, in primis il nostro modo di lavorare. Prima di questo momento si faceva tutto a mano, con un processo molto lento ma anche minuzioso e artigianale. Qualcuno dice anche un po’ più artistico. Questo non significa che oggi non ci sia creatività o che si possa parlare di comunicazione industriale ma che è molto guidata dal brand, dal marketing, dal target.
Rispetto al passato, c’è qualcosa che possiamo rimpiangere?
Riguardo agli aspetti tecnici non sento mancanze particolari. Forse prima, a livello creativo, mi sembra che ci fosse un po’ più voglia di osare. Veniva richiesto che la comunicazione fosse distintiva, una diversificazione netta rispetto ai competitors. Oggi c’è più mainstream e un’omologazione, con personalità che devono muoversi all’interno di codici predefiniti. Noi abbiamo provato a fare sempre qualcosa di diverso.
LBD parte sempre dal confronto con il cliente attraverso fasi di lavoro antecedenti in cui preparare un terreno fertile su cui innestare la creatività. Ascoltare le intenzioni del cliente è una fase fondamentale per noi, anche sulla definizione degli obiettivi. Vogliamo essere partner delle aziende per cui lavoriamo, non semplici esecutori.
È rimasta quindi una parte artigianale nel vostro lavoro?
Sicuramente nel confronto e nello scambio tra noi e il cliente. Può succedere, a volte, che il cliente stesso non abbia le idee chiare. È giusto, non c’è nulla di grave in questo. Noi ci offriamo come guida, attraverso il marketing e la comunicazione.
LBD ha compiuto 60 anni e avete festeggiato con diverse iniziative. In primis, un ciclo di incontri, lo scorso 21 aprile, a Bologna. Com’è andata?
È il nostro 60+1, essendo nati nel ’62, ma ci siamo presi un po’ di tempo per fare il punto della situazione perché tante cose sono cambiate proprio il 21 aprile, nella Giornata Internazionale della Creatività e dell’Innovazione. Abbiamo dedicato la giornata ad un ciclo di incontri su temi caldi come l’IA, ma anche sostenibilità e cambiamento climatico. Anche qui le parole a noi care: scambio e incontro, in questo caso tra professionisti del settore e del mondo accademico, per ricercare nuovi spunti e soluzioni ragionando insieme. Una giornata talmente interessante che ci hanno chiesto di rifarla!
E poi un documentario presto in uscita: “Change!”
L’idea di partenza è documentare il movimento creativo bolognese attraverso interviste e testimonianze i professionisti che nel corso di questi anni hanno collaborato con noi, direttamente o meno. Di connessione in connessione, il fermento bolognese, a volte rimasto alla periferia dell’’impero pubblicitario milanese’ è venuto fuori in tutta la sua bellezza. Ci siamo sempre sentiti un po’ una mosca bianca. Tuttavia, Bologna ha sempre avuto una sua specificità creativa: pensiamo a Lucio Dalla, Guccini, Umberto Eco, Andrea Pazienza.
Il titolo non a caso è “Change!”, cambiamento: abbiamo sempre cercato di stare al passo con i cambiamenti del nostro tempo ma senza mai perdere il contatto con ciò che è stato. Prima c’era il Carosello, ora TikTok, ma l’obiettivo delle aziende è rimasto sempre quello di raccontarsi e raccontare. L’innovazione ha sempre bisogno di un po’ di tradizione.
di Raffaela Mercurio
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