Perché non affidiamo il mondo ai giornalisti? Ogni giorno, dal secolo scorso, leggo cinque quotidiani (e su almeno due o tre pure scrivo, quindi mi preparo anch’io alla flagellazione). Dicono, i cosiddetti giornalisti, che devono informare nel modo corretto.
Informare e non formare! Sarò certamente debole di cervello, cioè con 100 Qi, ma non mi è mai accaduto di leggere che almeno per un giorno il mondo sia andato bene o almeno sia andato verso ipotesi e tesi che i signori giornalisti avevano previsto.
Da sempre, ripeto! Mi domando, quindi, perché facciamo girare per l’Europa il buon Draghi e per l’Italia il povero Mattarella. Tempo sprecato, speranze deluse. Se poi i giornalisti sono anche filosofi o romanzieri, credo che potrebbero addirittura, con un barlume di umiltà, mettersi a disposizione del Padreterno, finalmente con una vera assunzione a tempo indeterminato. Sarebbero perciò contenti anche i sindacalisti.
Tralascio il campo televisivo perché mi è infinitamente più indigesto di quello giornalistico. La mia sfacciataggine è immorale, però mai come in questi tempi se i giornali dessero una mano a noi popolo di sfigati, forse un lumicino in fondo al tunnel lo troveremmo.
Vivendo tra i ragazzi poi, com’è possibile far capire loro verso quale Italia e quale mondo andiamo? È mai possibile che invece di raccontarci quante classi sono in quarantena non stimoliamo gli insegnanti, che hanno in mano l’Italia di domani? Se le aule sono pollai, se migliaia di docenti piantano in asso le classi, se riempiamo i giornali di percentuali, ingigantendo i problemi, cosa crediamo di fare?
Mai come in questo caso la stampa potrebbe darci una mano: proponendo idee, suggerendo iniziative, stimolando l’intero mondo scolastico non a scioperare ma a prendersi in mano l’intera situazione. Il privato, il pubblico, il convenzionato, l’accademico, il mondo sindacale compreso, prendano in mano la situazione, con il grande tam tam della stampa.
Sogno? Sono stupido del tutto? Mi limito a un solo problema, ma è la cosa che mi interessa di più. Perché dove ci sono ragazzi c’è il mondo, c’è il domani, c’è la speranza! E per una volta starei con i giornalisti.
di Don Antonio Mazzi
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