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Il progetto di papà Richard

Anche se di sponda, qualsiasi cosa che Richard Williams tocca diventa oro. Prima diventando titoli dello Slam con le sue figlie Venus e Serena, ora con Will Smith che lo ha impersonato nel film, vincendo anche l’Oscar come migliore attore protagonista.
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Il progetto di papà Richard

Anche se di sponda, qualsiasi cosa che Richard Williams tocca diventa oro. Prima diventando titoli dello Slam con le sue figlie Venus e Serena, ora con Will Smith che lo ha impersonato nel film, vincendo anche l’Oscar come migliore attore protagonista.
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Il progetto di papà Richard

Anche se di sponda, qualsiasi cosa che Richard Williams tocca diventa oro. Prima diventando titoli dello Slam con le sue figlie Venus e Serena, ora con Will Smith che lo ha impersonato nel film, vincendo anche l’Oscar come migliore attore protagonista.
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Anche se di sponda, qualsiasi cosa che Richard Williams tocca diventa oro. Prima diventando titoli dello Slam con le sue figlie Venus e Serena, ora con Will Smith che lo ha impersonato nel film, vincendo anche l’Oscar come migliore attore protagonista.

La notte degli Oscar consegna un messaggio scintillante: tutto ciò che Richard Williams tocca, seppure di sponda, diventa oro. Con le sue figlie Venus e Serena si è tramutato in titoli dello Slam, trenta solamente a livello di singolare; con Will Smith, il ragazzone che lo ha impersonato nel film a lui dedicato, si è appena trasformato nella statuetta riservata al miglior attore protagonista dell’ultima stagione di cinema. Offuscata per sempre da quello schiaffo tribale, ma questo è un problema di Will, non di Richard o della famiglia Williams.

Solo progetti vincenti, insomma, tra campo e grande schermo, accompagnati da un libro, già disponibile tra librerie e store online, che grazie alla doppia penna di Andrea Frediani e Matteo Renzoni – il primo scrittore e divulgatore storico, il secondo giornalista di Sky Sport – ripercorre le tappe più avvincenti di una storia che meritava un romanzo come quello pubblicato di recente da Newton Compton. Personaggi più grandi del tennis stesso, le super sorelle, capaci di cambiare per sempre il loro sport, allargando i confini e dominando in giro per il mondo. Un libro al quale va riconosciuto il merito di oltrepassare il tennis, esplorando in maniera puntuale e intensa le tappe che hanno portato alla realizzazione di uno dei progetti più vincenti della storia dello sport. E adesso anche del cinema. Uno schiaffo, metaforico in questo caso, a tutti quelli che mal sopportano le trasposizioni cinematografiche delle vicende sportive.

Se la storia di Venus e Serena, raccontata attraverso la lente di quel genio folle di Richard, ha generato tale interesse è soprattutto perché la gente, anche quella meno incline agli slanci emotivi, ha un terribile bisogno di racconti, tosti ma dal lieto fine, di cui nutrirsi. Sarà il periodo, sarà la pandemia, sarà la guerra. Cadute e risalite, imprese. Dimostrazioni di immortalità quantomeno sportiva. Fari nella notte messi lì a indicare navigazioni mosse ma in qualche modo realizzabili. La rimonta sociale di Richard Williams, che Hollywood attraverso Will Smith ha fatto re, dimostra che partire dal basso e arrivare in alto, tutto sommato, è un’operazione possibile. Conta l’amore, che accompagna il viaggio e fa realizzare cose folli. Come progettare un futuro da campionesse per due figlie, non una sola, ancora prima della loro nascita.

Nel film e nel libro – quindi nell’interpretazione di Will Smith come nelle parole di Frediani/Renzoni – ci sono molte cose: avventura e riscatto, determinazione e lotta. Poco più di trecento pagine che incrociano in un montaggio super coinvolgente (persino da cinema) la carriera delle Williams con i fatti, anche tragici, che hanno segnato la vita tortuosa di Richard: dalle scazzottate con le gang del ghetto alla ricchezza raggiunta lanciando nel tennis le sue ragazze. Se il film si ferma agli esordi delle bimbe prodigio, lasciando immaginare la gloria futura, il libro dando maggior respiro arriva fino all’altro ieri. Da vedere il primo e da leggere il secondo, anche per riabilitare la figura di un uomo troppo spesso accostato ai padri ‘cattivi’, vedi Mike Agassi, incapaci di preservare la psiche dei loro fenomeni costruiti in casa.

C’è progettualità alla base delle Williams, non ossessione. Come nei film e come nei libri, soprattutto quelli che funzionano. Grazie allo sport, allora, che quando per trama e dinamiche somiglia alla vita offre al racconto materiale parecchio prezioso.

  di Diego de la Vega

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