Intervista a Manuele Fior, fumettista talentuoso nel panorama italiano
Classe ’75, è uno dei fumettisti di maggior talento nel nostro Paese, che per scelta continua a lavorare in maniera molto tradizionale
| Editoria
Intervista a Manuele Fior, fumettista talentuoso nel panorama italiano
Classe ’75, è uno dei fumettisti di maggior talento nel nostro Paese, che per scelta continua a lavorare in maniera molto tradizionale
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Intervista a Manuele Fior, fumettista talentuoso nel panorama italiano
Classe ’75, è uno dei fumettisti di maggior talento nel nostro Paese, che per scelta continua a lavorare in maniera molto tradizionale
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Classe ’75, è uno dei fumettisti di maggior talento nel nostro Paese, che per scelta continua a lavorare in maniera molto tradizionale
Manuele Fior è uno dei fumettisti di maggior talento nel panorama italiano. Classe ’75, è autore di numerosi libri, alcuni dei quali premiati sia in Italia che in Francia. Ma come nascono le sue opere? «Mi fido molto delle immagini» ci racconta. «Alcune ogni tanto si manifestano in maniera anche molto prepotente. Quando questo accade sai che devi seguirle. Sin dai primi libri ho cercato di assecondare questa specie di epifanie». Un mestiere, quello del fumettista, che si nutre del vissuto dell’artista – «Certe storie e certi universi nascono in bianco e nero, altri a colori, con tratti più nervosi o calmi. Aspetti che cambiano rispetto alla fase della tua vita» – e che vive anche di solitudine: «Cerco sempre di preservarla con molta cura anche rispetto all’epoca in cui viviamo, nella quale il concetto di solitudine è abbastanza raro a causa dei social » sottolinea. «Riuscire a preservare un terreno antico, vergine, intonso sul quale nascono le idee, senza troppe interferenze, troppe condivisioni e troppi like per me è una cosa molto importante».
Mentre la tecnologia ha rivoluzionato il mondo del fumetto, Manuele Fior continua per scelta a lavorare in maniera molto tradizionale perché «mi piace disegnare sulla carta. Uso molto la tempera, una tecnologia antica e non meno contemporanea dell’ultima versione di Photoshop o dell’ultima tavoletta grafica: i fondali dell’ultimo film di Miyazaki, per esempio, sono fatti a tempera. Inoltre, disegnando a mano devo incorporare sempre l’errore, mentre con il computer basta un ctrl+z per tornare indietro. E gli sbagli mi portano sempre in una strada diversa da quella che volevo percorrere».
Manuele è stato uno dei protagonisti dell’incontro dedicato a Giorgio Scerbanenco nella cornice di “Linus – Festival del fumetto”, ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi, che si è tenuto questo fine settimana ad Ascoli Piceno. Un’occasione per chi si vuole avvicinare al fumetto ma anche per chi vorrebbe farlo diventare un lavoro: «Mi conforta molto che anche generazioni più giovani della mia comincino a scegliere questo mezzo per raccontare la loro vita, mentre magari in altre epoche l’hanno fatto con una chitarra elettrica. Molti raccontano anche dei problemi attuali della società e questa è una cosa molto importante perché vuol dire che il fumetto ha il polso della situazione e sente il battito del tempo».
Ma se è vero che questa forma d’arte in Italia sta vivendo un’epoca d’oro, per Fior è bene stare attenti: «Noi italiani siamo conosciuti per sprecare molti tesori. Abbiamo avuto una fase in cui il fumetto ha fatto grandissime cose negli anni Settanta e Ottanta ma poi è ritornato nell’oblio per altri vent’anni». Sarebbe cosa buona che questa volta non succedesse e leggere di più, non soltanto fumetti, sicuramente aiuterebbe, «così non avremmo fenomeni come il libro di un generale che diventa best seller».
Di Federico Arduini
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