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Isolare l’aggressore non gli intellettuali

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Il boicottaggio verso la Russia non è stato accolto dalla fiera per l’editoria bolognese Children Book Fair. L’ostracismo verso l’arte e la cultura russa sono inutili. Il solo responsabile da punire è Vladimir Putin.
editoria e boicottaggio russo

Isolare l’aggressore non gli intellettuali

Il boicottaggio verso la Russia non è stato accolto dalla fiera per l’editoria bolognese Children Book Fair. L’ostracismo verso l’arte e la cultura russa sono inutili. Il solo responsabile da punire è Vladimir Putin.
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Isolare l’aggressore non gli intellettuali

Il boicottaggio verso la Russia non è stato accolto dalla fiera per l’editoria bolognese Children Book Fair. L’ostracismo verso l’arte e la cultura russa sono inutili. Il solo responsabile da punire è Vladimir Putin.
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È circolata in larga parte della stampa e dei social network italiani la notizia secondo cui la Children Book Fair, che aprirà anche quest’anno i propri battenti a Bologna tra un paio di settimane, avrebbe deciso di bandire gli autori russi dalla manifestazione. Una balla, dato che gli organizzatori della fiera dell’editoria per bambini e ragazzi hanno deciso di sospendere ogni collaborazione «con le organizzazioni ufficiali russe» ma non con i singoli editori russi. Il solo responsabile della criminale aggressione all’Ucraina è Vladimir Putin. Se può essere legittimo ritenere che l’isolamento e l’ostracismo di quel Paese debbano estendersi a tutte le istituzioni pubbliche russe, ritengo però che coloro che non vogliono arretrare di un solo palmo nella difesa della libertà di opinione e di pensiero non possano non respingere la chiamata alle armi e l’appello alla guerra culturale lanciata dall’Ukrainian Book Institute. Le richieste alla «comunità mondiale della letteratura e dell’editoria» di promuovere «un boicottaggio in tutto il mondo dei libri pubblicati in Russia», di caldeggiare l’interruzione «della distribuzione online e offline di libri di autori ed editori russi» e la loro esclusione da «tutte le fiere internazionali del libro e ai festival letterari» nonché l’adozione di «divieti di diffusione della narrativa russa attraverso i prodotti culturali in generale e i libri in particolare» in quanto – «influenzati dalla propaganda russa nel campo della letteratura e dell’editoria» – molti autori, agenti letterari, editori e distributori di tutto il mondo «hanno diffuso l’infezione [sic] tra un numero sempre maggiore di lettori nei loro Paesi», per quanto comprensibili in questi giorni di mattanza, non possono essere accolte. La resipiscenza della Bicocca di Milano, che ha revocato la decisione di rimandare la lezione dello scrittore e traduttore Paolo Nori su Dostoevskij – dettata, quella decisione, dall’opportunità di «evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in quanto è un momento di forte tensione» – fa sperare che non si ripeteranno, perlomeno in Italia, tentativi grotteschi di censura e che ci potremo risparmiare stucchevoli e surreali dibattiti sull’urgenza o meno di destinare al macero i lavori di Michail Bulgakov, nato a Kiev ma vissuto e morto (da perseguitato) a Mosca.   di Luca Tedesco  

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