La serie “Empowered” di Adam Warren
In una necessaria semplificazione interpretativa spesso diffusa in Europa si perdono tante piccole perle come quella dell’autore Adam Warren, che ha realizzato una delle serie di nicchia più longeve: “Empowered”

La serie “Empowered” di Adam Warren
In una necessaria semplificazione interpretativa spesso diffusa in Europa si perdono tante piccole perle come quella dell’autore Adam Warren, che ha realizzato una delle serie di nicchia più longeve: “Empowered”
La serie “Empowered” di Adam Warren
In una necessaria semplificazione interpretativa spesso diffusa in Europa si perdono tante piccole perle come quella dell’autore Adam Warren, che ha realizzato una delle serie di nicchia più longeve: “Empowered”
Negli Stati Uniti non esistono soltanto Superman e Snoopy, ma è difficile coglierlo dall’altra parte dell’Oceano. In questa necessaria semplificazione interpretativa spesso diffusa in Europa si perdono quindi tante piccole perle. Come quella dell’autore Adam Warren, che ha realizzato una delle serie di nicchia più longeve: “Empowered”.
Nel 2004 Warren, un disegnatore trentasettenne con uno stile assai peculiare e un curriculum cresciuto nell’ambito delle major statunitensi di fumetto, non aveva ancora realizzato una sua opera originale. Verso la fine degli anni Ottanta aveva contattato e convinto il mangaka Haruka Takachiho a disegnare su sua licenza negli Stati Uniti nuove storie del suo fumetto “Dirty Pair”. Che aveva conquistato diversi fan fra Los Angeles e New York.
La mano di Warren si era dimostrata adeguata alla sfida editoriale. Poiché replicava bene i grafismi nipponici solitamente usati nella rappresentazione delle facce, mantenendo però il gusto narrativo e compositivo dei comics. Se le successive collaborazioni con la Marvel Comics e la Wildstorm non si dimostrarono il contesto ideale per esprimere appieno il suo potenziale, l’estetica ibrida nippo-statunitense del suo disegno ebbe una successiva consacrazione. Con la pubblicazione costante di sue illustrazioni nella rivista videoludica “PSM Magazine”. Una collaborazione che gli varrà la fama di autore dal tratto unico nel panorama dell’epoca.
Arriviamo così al 2004, con Warren sommerso da richieste di disegni commissionati da cultori del suo stile unico a cavallo tra manga e comics. Dai suoi clienti è soprattutto apprezzato il fatto che riesca a disegnare figure femminili con un tratto molto morbido ma estremamente tridimensionale. Ovviando a una certa piattezza che affliggeva sia diversi mangaka del tempo sia chi cercava di imitarli. Molti, forse ammiratori della prima Wonder Woman oppure affascinati dalle parafilie sadomasochiste o bondage, richiedevano disegni ritraenti ‘damigelle in pericolo’. Donne legate e rese incapaci di muoversi, giacenti in attesa di essere salvate dall’eroe di turno.
Questa alta percentuale di richieste legate al cosiddetto mondo Bdsm stimolò Warren a creare un’eroina capace di satireggiare il tropo della donna legata sui binari del treno. Realizzando il primo disegno di quella che poi diventerà Empowered. Alter ego di Elissa Megan Powers. Si tratta di una formosa ma timida bionda – assai complessata riguardo il suo corpo – che è venuta in possesso di una tuta attillata nera. Creata grazie a una ‘ipermembrana’. Il tessuto è capace di dotarla di grandi poteri, forza sovrumana e persino della capacità di volare. Ma è sottile come una bolla di sapone e ugualmente fragile. Quando questo indumento viene lacerato (cosa che accade spesso) Empowered perde tutti i suoi benefici, ritrovandosi imbarazzata e in balia dei suoi nemici.
Un espediente narrativo boccaccesco, che invece Warren utilizza come scusa per raccontare la saga di un essere fortissimo ma allo stesso tempo fragilissimo. La lotta di Empowered non è soltanto contro i nemici. Ma anche contro i suoi colleghi, che spesso la giudicano come una macchia imbarazzante per la categoria.
Disegnato in uno stile unico che prevede soltanto l’utilizzo delle matite, usate anche in scale di grigio, il fumetto va avanti ininterrottamente dal 2007, pubblicato caparbiamente dalla casa editrice “Dark Horse” per uno zoccolo di lettori che ha imparato ad apprezzare il gioco ossimorico della saga di Warren in un mercato editoriale che difficilmente trova il coraggio per esperimenti grafici e contenutistici come il suo.
di Camillo Bosco
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- Tag: fumetti
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