L’attivismo social è spesso visto come un’occupazione inutile, funzionale solo all’autopromozione di chi lo pratica. Questo accade anche perché tutto il lavoro di supporto – rispondere alle domande in privato, dare indicazioni su centri di cura o professionisti, accogliere gli sfoghi di chi scrive – non viene quasi mai reso pubblico. Ci sono casi, però, in cui l’utilità di una rete virtuale trova riscontro in vicende reali e di pubblico interesse. È il caso della cancellazione dal catalogo della casa editrice La Spiga di un libro per le vacanze destinato alla scuola primaria.
Alcune settimane fa una mamma piemontese mi ha scritto con preoccupazione, segnalandomi un libro per le vacanze assegnato a suo figlio di dieci anni. Si tratta di una raccolta di storie in cui alcuni bambini sovrappeso, all’inizio goffi e bullizzati, riescono poi a eccellere nello sport e nella vita in virtù del loro dimagrimento. Il fine è certamente quello di promuovere uno stile di vita sano; il mezzo è però quello decisamente poco educativo e funzionale di instillare vergogna e senso di colpa in chi non riesce a perdere peso. Un approccio che non solo viola le più basilari linee guida della pedagogia contemporanea ma che si è anche dimostrato decisamente inefficace nel lungo periodo.
L’appello social per la rimozione del libro dal catalogo è stato accolto da molti genitori e docenti che hanno scritto alla casa editrice, chiedendo un’azione immediata che non si è fatta attendere.
di Maruska Albertazzi
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