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nella frezza 80 anni

Autrice a 80 anni, la bella storia di Nella Frezza

In un periodo storico complicato, storie come quelle dell’ex insegnante Nella Frezza ci dicono che non è mai troppo tardi per sognare, perché a volte i sogni diventano realtà. L’autrice ha pubblicato il suo primo romanzo “Bugie di famiglia”, edito da Salani, all’età di 80 anni.
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Autrice a 80 anni, la bella storia di Nella Frezza

In un periodo storico complicato, storie come quelle dell’ex insegnante Nella Frezza ci dicono che non è mai troppo tardi per sognare, perché a volte i sogni diventano realtà. L’autrice ha pubblicato il suo primo romanzo “Bugie di famiglia”, edito da Salani, all’età di 80 anni.
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Autrice a 80 anni, la bella storia di Nella Frezza

In un periodo storico complicato, storie come quelle dell’ex insegnante Nella Frezza ci dicono che non è mai troppo tardi per sognare, perché a volte i sogni diventano realtà. L’autrice ha pubblicato il suo primo romanzo “Bugie di famiglia”, edito da Salani, all’età di 80 anni.
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In un periodo storico complicato, storie come quelle dell’ex insegnante Nella Frezza ci dicono che non è mai troppo tardi per sognare, perché a volte i sogni diventano realtà. L’autrice ha pubblicato il suo primo romanzo “Bugie di famiglia”, edito da Salani, all’età di 80 anni.
Scrivere un libro e diventare autrice all’età di 80 anni. A Nella Frezza, maestra elementare in pensione, laureata in pedagogia, è riuscita quest’impresa, realizzando così il sogno di una vita. La donna, che vive tra Roma e il piccolo borgo montano di Orvino (PROVINCIA) dove è nata nel 1942,  ha pubblicato a inizio mese il romanzo “Bugie di famiglia” edito da “Salani Le Stanze”. 

C’è un’età giusta per diventare scrittori?

“Un giorno vengo contattato da uno dei tanti procuratori che mi propongono una nuova scrittrice – spiega Stefano Izzo, editor di “Salani” – e quando mi viene detto che l’esordiente in questione ha 80 anni, la proposta mi pare subito assurda dato che, di solito, nel nostro campo gli esordienti sono persone molto giovani” Poi, il procuratore aggiunge che l’aspirante autrice non ha nessun profilo social, elemento sempre più indispensabile anche nella scelta degli autori da parte delle case editrici perché sono più allettanti gli autori che possano condividere sui propri canali social i libri pubblicati. E a questo punto del percorso si colloca la più grande lezione di tutta questa storia: la lotta contro i pregiudizi. “Decidere di assoldare una scrittrice di una certa età – spiega l’editor – mi ha costretto a vincere ogni stereotipo. Una volta letto il libro, mi sono subito ricreduto. A dimostrazione che gli editori coraggiosi esistono ancora e sono proprio quelli che lottano contro i luoghi comuni. A prescindere dal successo di vendite, (già soddisfacente in questi primi giorni, ndr.) questa per me è stata un’importante lezione professionale”. La parola passa poi alla protagonista Nella Frezza, che apre spiegando di essere un’appassionata lettrice senza però avere una formazione specifica alle spalle. Ciò che l’ha aiutata in questo percorso e le ha cambiato la vita è stato insegnare a bambini di 5 e 6 anni, a cui ha provato a trasmettere il valore della lettura come qualcosa di piacevole e non pedante.

Rompere gli schemi, quando necessario

“Quando insegnavo – spiega l’ex maestra – spiegavo ai miei colleghi che, per esempio, quei  i corsi di lettura che facevamo, non servivano proprio a nulla. Dissi loro che se avessimo utilizzato quei pochi soldi per andare al teatro, forse saremmo stati insegnanti migliori”. Proprio nell’approccio particolare e a tratti fuori dai rigidi schemi con cui ha sempre condotto le proprie lezioni, Nella Frezza ha trovato la consapevolezza di avere qualcosa da dire al mondo. La voglia di approcciare la cultura come qualcosa di dinamico, lontano dall’approccio statico e cristallizzato nei programmi scolastici e nei manuali ha generato qualcosa di importante nella testa dell’autrice. “Quando ho deciso di scrivere questo romanzo, ero già in pensione – continua la Frezza – È stato come sistemare un puzzle che evidentemente si era già preparato nella mia vita in tutti gli anni di insegnamento. Ho insegnato italiano, matematica, e logica di ragionamento, ma sempre dando molta importanza alla capacità di interpretare e di essere critici”. 

Come è nato il romanzo “Bugie di famiglia”

Una volta in pensione, Nella ha iniziato a mettere giù il romanzo, anche se non è stato affatto semplice: “Ho scritto questo libro quasi in clandestinità perché veniva trovato sempre comodo che io mi dedicassi alla famiglia, piuttosto che alla scrittura”, spiega l’autrice. Questa situazione ha anche provocato un confronto praticamente nullo con le persone a lei vicine circa la redazione del romanzo e la sua trama. “Forse non averne parlato con nessuno mi ha danneggiata nei tempi perché ho dovuto ricostruire da sola vari momenti e situazioni della mia vita”, infatti, pur non trattandosi di un’autobiografia, l’autrice ha sentito la necessità di recuperare qualche pezzo del suo passato in fase di redazione. L’autrice vede anche il bicchiere mezzo pieno in questa situazione anomala: “Al tempo stesso non parlare del romanzo con altre persone, ma mi ha dato la possibilità di scrivere senza il fiato sul collo di chi voleva sapere qualcosa sulla trama e soprattutto senza subire influenze sulla scrittura. Ho finito a 80 anni ma oggi non mi pento di niente”. “BUGIE DI FAMIGLIA”, LA TRAMA Antonio è uno studente di medicina con un’ottima prospettiva di crescita che a Roma sta portando avanti anche il proprio progetto di vita con Eleonora. Ma una domenica, dalla sua città Serente (nome di fantasia), arriva una chiamata sconvolgerà la sua vita: suo padre sta per morire, vittima di un incidente di caccia. O almeno così gli viene fatto credere. Infatti, in punto di morte il padre confessa ad Antonio di essersi suicidato, chiedendo a suo figlio un’estrema, lanincante, promessa: non rivelare a nessuno il suicidio, tanto meno alla moglie dell’uomo che sta per esalare l’ultimo respiro, e al fratello. Sullo sfondo del segreto da mantenere una reputazione da tenere alta, perché la famiglia è stimata in tutta la città. Un pregiudizio che soffoca Antonio giorno dopo giorno, sempre più imbrigliato in un segreto lancinante che vorrebbe urlare al mondo intero. Fin quando quel giorno arriva, Antonio cede alla pressione diventata ormai insopportabile e rivela la verità. La trama è inventata, ma non per questo casuale. Anzi, nell’eterno dubbio di Antonio, da una parte desideroso di dire la verità, dall’altra schiacciato dal pregiudizio, rivela la più grande lezione che l’autrice dice di aver appreso nella sua vita: “evitare a tutti i costi il pregiudizio, rendersi conto che la realtà bisogna guardarla con i propri occhi, viverla da vicino. Solo allora si possono dedurre le risposte. dedurne le risposte. Ma sempre  avendo il dubbio che quella non sia la risposta definitiva, lasciando sempre una porta aperta ad una nuova strada. Sì, la lezione più grande che ho appresso nella mia vita è l’astenersi dal giudicare”. Ed è la stessa che Nella Frezza restituisce a noi, realizzando all’età di 80 anni il sogno di diventare autrice. Di Giovanni Palmisano

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