Il nostro primo anno insieme
Oggi, in occasione del primo compleanno de La Ragione, siamo in edicola, in app e qui con un numero speciale di 16 pagine.
| Editoria
Il nostro primo anno insieme
Oggi, in occasione del primo compleanno de La Ragione, siamo in edicola, in app e qui con un numero speciale di 16 pagine.
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Oggi, in occasione del primo compleanno de La Ragione, siamo in edicola, in app e qui con un numero speciale di 16 pagine.
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Oggi, in occasione del primo compleanno de La Ragione, siamo in edicola, in app e qui con un numero speciale di 16 pagine.
Il numero di oggi abbina all’attualità un’analisi di questi primi 12 mesi passati insieme.
Proviamo a riflettere, nella copertina dell’inserto dedicato al compleanno, proprio delle “Ragioni di un anno“.
Ci auguriamo possiate aver voglia di dare un’occhiata, di comprare il numero straordinario di oggi anche per godere fisicamente della grafica sempre spettacolare di Gerardo Spera, per poi commentare, criticare, valutare quello che è il nostro impegno.
Anche una piccola e dichiarata pretesa: creare, con il contributo di ciascun lettore, un luogo di confronto fra persone e idee. Alla fine, è tutto lì.
La nostra è un’impresa editoriale, una startup che vuole diventare una scaleup grazie anche al know how del gruppo finanziatore Orlean Invest Holding e alla scuola quotidiana di un managment sfidante e diversificato, con la ferma convinzione di poter contribuire a un confronto costruttivo fra opinioni, posizioni, punti di vista.
Abbiamo idee nette e precise, non ne facciamo mistero su carta e online. Qui, più volte ogni giorno.
Proprio per questo, vogliamo leggere e ascoltare chi apparentemente è lontano da noi, ma vuole contribuire alla crescita del Paese.
Un esempio di stretta attualità: sono giorni che non si fa che parlare degli stipendi troppo bassi in Italia.
Chi può negarlo, sono dati oggettivi. Nel nostro progetto – però – non ci siamo accontentati di ripetere la litania, leggere le cifre e stop. Abbiamo provato, anche in questi spazi, a dare una motivazione.
Abbiamo parlato di un’Italia che ha smesso di crescere, non solo negli stipendi, perché ha smesso di credere nei propri talenti. Ha smesso di studiare, provare e riprovare, concedere ai ragazzi di sbagliare e ripartire. Ha smesso di formare. Chi lo fa, ha superato il tema delle basse retribuzioni.
Molto facile limitarsi a fotografare un fallimento, senza spiegare i perché. Soprattutto inutile, anche se meno antipatico di dire pezzi di verità scomode.
Noi siamo qui per questo.
Di Fulvio Giuliani
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