Rudy Bandiera: “I social? Dovrebbero essere a pagamento”
Rudy Bandiera, guru del web, racconta i pro e contro dell’era digital e del perché Chat GPT non deve farci paura
| Editoria
Rudy Bandiera: “I social? Dovrebbero essere a pagamento”
Rudy Bandiera, guru del web, racconta i pro e contro dell’era digital e del perché Chat GPT non deve farci paura
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Rudy Bandiera: “I social? Dovrebbero essere a pagamento”
Rudy Bandiera, guru del web, racconta i pro e contro dell’era digital e del perché Chat GPT non deve farci paura
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Rudy Bandiera, guru del web, racconta i pro e contro dell’era digital e del perché Chat GPT non deve farci paura
Rudy Bandiera, classe 1973, è un comunicatore a tutto tondo: anchorman, speaker di eventi, creator online e autore di 5 libri sugli scenari del mondo digital e della comunicazione. Tra i “Top Voice” di LinkedIn, ha tenuto discorsi alla Camera dei Deputati ed è stato uno dei relatori al TedX, il famosissimo talk internazionale nato nella silicon valley.
Bandiera, è ancora possibile pensare a una rivoluzione nel mondo digital? E se sì cosa le piacerebbe vedere?
Mi piacerebbe che le persone utilizzassero i social in maniera sana, che si comportassero esattamente come nella vita reale. Quando su Facebook ci comporteremo come faremmo se avessimo la persona davanti, allora quella sì, sarà una vera rivoluzione. Però ci devono essere necessariamente delle regole che permettano di essere tutelati, altrimenti i social resteranno una giungla. Non dico che si debba essere controllati, ma esiste un’enorme differenza tra privacy, anonimato e segretezza. Se qualcuno offende o minaccia un’altra persona, questo deve essere identificato.
E che cosa può aiutare a rendere il mondo digitale un posto più sicuro per tutti?
Una buona soluzione potrebbe essere quella di rendere i social a pagamento. Credo che le regole debbano cambiare. Erano state pensate per un mondo che oggi non c’è più. Dobbiamo capire cos’è la privacy: sapere chi ha i miei dati, quando li prende, cosa ne fa e per quanto tempo non vuol dire che io sia totalmente anonimo. Personalmente non voglio un mondo come il Grande Fratello, però mi sono anche stancato che la violenza sia così dilagante sui social.
Se invece le community fossero a pagamento avremmo risolto tutti i problemi: la gente, a fronte di una piccola cifra, sarebbe rintracciabile e avremmo così tutti una faccia e un nome. Così facendo è probabile però che le piattaforme perderebbero il 90% degli utenti. Da un punto di vista logistico e governativo è complesso e ai social questo non piacerebbe.
La Francia ora vorrebbe vietare l’utilizzo dei social ai minori di 15 anni, lei però ritiene che non sia possibile farla rispettare, perché?
Il problema vero non è a quale età andare sui social ma sapere chi c’è sui social ovvero la vera identità della persona che c’è dall’altra parte.
Proprio WhatsApp è una delle piattaforme più utilizzate dai giovani, cosa ne pensa?
Lo so che qualcuno oggi potrebbe dire che i gruppi WhatsApp siano una cosa negativa, ma in realtà sono un modo straordinario per mantenere i rapporti altrimenti destinati a sparire. Sembra una banalità ma potersi sentire con persone distanti è un’opportunità magnifica.
Invece cosa pensa dell’on demand? È più un’opportunità o una schiavitù?
Oggi è tutto semplificato e questo è sicuramente più un aspetto positivo. Il lato negativo però è che si viene a creare una sorta di edonismo digitale, il tutto e subito: non esiste più l’attesa per qualcosa. L’on demand, dalla tv alla musica a qualunque cosa, ci ha tolto il percorso per arrivare ad un obiettivo e questo secondo me ci rende tutti un pochino più ansiosi, impulsivi e meno riflessivi. Considerazioni che toccano persino il nostro linguaggio perché di fatto stiamo modificando il nostro modo di parlare sui social. Tutto per essere più algoritmo-friendly.
Per finire, non possiamo non parlare di Chat GPT che sta letteralmente spaccando in due l’opinione pubblica? Qual è la sua posizione da esperto in materia?
L’intelligenza artificiale è anche creativa, perché creare vuol dire prendere informazioni, elaborarle attraverso le nostre esperienze e ridistribuirle in un modo tutto nuovo, prima impensabile. Quando inviamo informazioni alla Chat GPT quest’ultima assorbe informazioni e in base a queste crea nuovi contenuti, quindi è limitativo parlare solo d’intelligenza artificiale, credo ci sia anche tanta creatività.
Di Claudia Burgio
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