Sport, romanticismo perduto. Le memorie di Patrese
Il libro del grande pilota Riccardo Pratese “F1 Backstage – Storie di uomini in corsa” e il romanticismo perduto nello sport di un tempo
Sport, romanticismo perduto. Le memorie di Patrese
Il libro del grande pilota Riccardo Pratese “F1 Backstage – Storie di uomini in corsa” e il romanticismo perduto nello sport di un tempo
Sport, romanticismo perduto. Le memorie di Patrese
Il libro del grande pilota Riccardo Pratese “F1 Backstage – Storie di uomini in corsa” e il romanticismo perduto nello sport di un tempo
Il libro del grande pilota Riccardo Pratese “F1 Backstage – Storie di uomini in corsa” e il romanticismo perduto nello sport di un tempo
Mi sono felicemente imbattuto nel libro scritto da Riccardo Patrese sulla sua vita e soprattutto la sua carriera. Patrese è stato un grande pilota degli anni ‘70, 80 e ‘90. Un nome popolarissimo per noi appassionati di Formula 1 non più giovanissimi, forse un’eco per i ragazzi di oggi.
Più che un’autobiografia, un collage spettacolare di ricordi, aneddoti, sensazioni, sogni e rimpianti di un uomo comunque felice di avere abbracciato la sua passione su quattro ruote per una vita intera. Bel libro, soprattutto per chi come me con quei personaggi descritti “da vicino“ – da Niki Lauda ad Alain Prost, da James Hunt a Nelson Piquet, da Gillles Velleneuve a Enzo Ferrari e Michael Schumacher – ci è letteralmente cresciuto. Non è nostalgia e tanto meno passatismo, ma leggendo quelle pagine non ho potuto soffocare una riflessione, non tanto e non solo sulla Formula 1, ma sullo sport più generale: il
romanticismo sembra quasi del tutto evaporato.
Per non essere frainteso, il libro di Riccardo Patrese restituisce fedelmente e senza sconti la sensazione stordente di quanto fosse follemente pericoloso il mondo delle corse almeno fino alla tragica morte a Imola di Ayrton Senna. Qualcosa di completamente inconcepibile, che nulla ha a che vedere con il romanticismo di cui sopra. Però gli uomini sì, i protagonisti di allora sì eccome. Le loro emozioni, simpatie, antipatie, amicizie e rancori. Dove sono finiti quei personaggi? Sarà mai possibile tornare a confrontarsi con protagonisti di quella caratura, capaci di abbracciare una popolarità globale scavallando i confini del loro sport?
Un po’ come pensare a cosa sia diventata la boxe oggi, mesto circo di periferia, quando un tempo offriva personaggi epici o quantomeno da romanzo. Dal più grande di tutti i tempi, Muhammad Ali, ad una galleria che ha abbracciato quasi 100 anni.
Romanticismo perduto perché a cambiare senza sconti sono le mode e il modo di rapportarsi alla fama e alla gloria. Ma non basta, c’è un altro elemento fondamentale: ormai è tutto prodotto televisivo e social. Senza nessun astio, senza criticare per criticare, ma ormai conta e decide solo il prodotto Tv. Pensate, appunto, alla Formula 1 sempre più prossima a un videogioco, pur senza mancare di emozioni o duelli spettacolari. Il fattore umano sembra latitare sempre più, fra personaggi destinati a una rapida e dorata eclisse appena saranno scesi da quelle vetture.
Pensiamo anche alla vela dell’America’s Cup e non perché Luna Rossa abbia perso la finale della Louis Vuitton Cup. Il prodotto televisivo è favoloso, la grafica ti proietta in un mondo che non c’è. Ecco, che non c’è, non esiste.
Il digitale ci fa capire, racconta e ci fa “vedere“ il vento. Solo che il vento non lo devi vedere, lo devi annusare, devi saperlo cogliere. E quello nessuna grafica te lo potrà mai dare. È di questo che parliamo e che ci manca tanto mentre sfogliamo le pagine del bel libro di Riccardo Patrese.
di Fulvio Giuliani
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