Il titolo “La Ragione” è veramente interessante, peccato che il mondo nel quale viviamo usi altre parole e soprattutto si perda tra le virgole e gli equivoci. Poiché è la parola che ci porta verso la ragione, avendo svendute le parole alle chiacchiere e ai pareri mi fa pena vedere pagine intere di soluzioni sempre pronte e decisive. Scrivo da tempo anche su altri quotidiani e anch’io credo di cadere nel “saputismo” del giornalismo. Su queste pagine non casco invece nel “qui detto” e nel “qui fatto”, per la prima volta mi sento davvero libero.
Per “libero” non intendo soltanto la capacità di scrivere la verità, senza secondi fini e disinteressatamente. Semplicemente, non mi sento spinto da dietro. Non ho la sensazione di dover fare un piacere a qualcuno oppure di dover rientrare in una fra le diverse linee politiche che orientano i giornali. È bello, in questo tempo, scrivere con l’anima e con la convinzione che le parole, scritte con coscienza, abbiano ancora seguaci.
Questa premessa non è nata per ingraziarmi qualcuno, ma dall’idea che qualcuno sia ancora in cerca di un senso da dare alla vita. Perché ogni volta che si scrive – che sia su una enciclopedia o su un foglio di carta – si tratta sempre di vita, di piccoli o di grandi passi. Dice Mancuso: «Fare attenzione al linguaggio proprio e altrui, dialogare, discutere, rispettare le tesi avversarie, non usare le nostre idee quasi fossero arma difensiva e offensiva. Diventare non violenti». Forse ho scritto parole grosse. Eppure tutte le volte che ho scritto su “La Ragione” avevo questo stato d’animo. E ne sono contento.
Di Don Antonio Mazzi
LA RAGIONE – LE ALI DELLA LIBERTA’ SCRL
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