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Storia di come la realtà stimoli la fantasia e viceversa.
Guido Crepax è un architetto fresco di laurea e un grafico pubblicitario di successo quando gli vengono commissionati dei fumetti per il tabloid “Tempo Medico”. La rivista, di cui cura già le copertine, vuole ospitare delle brevi storie disegnate. Come in una sorta di puntata di “Dr. House”, un medico viene sfidato a diagnosticare la malattia dell’episodio seguendo gli indizi raccontati nelle tavole.
Questa prima esperienza nel campo dei fumetti è per lui sicuramente gratificante, tant’è vero che nel 1965 decide di presentare sulle pagine del mensile “Linus”, appena inaugurato, l’incipit de “La curva di Lesmo”, il suo primo graphic novel.
Il fumetto emerge per alcune sue particolarità: è ambientato tra la borghesia milanese e riesce a essere realistico nei minimi dettagli d’atmosfera; cravatte, giacche e abiti sono inconfondibilmente quelli dei milanesi degli anni Sessanta, così come i salotti in cui si trovano per i loro party, i libri che leggono, la musica che ascoltano. Crepax si mette d’impegno per farli conversare amabilmente sulla vittoria di “Si Vedrà” di Inzaina a Sanremo o nel citare politologi della Scuola di Francoforte in attesa del protagonista: Neutron, alias di Philip Rembrandt, un mercante d’arte con la particolare capacità di poter fermare le persone per obbligarle a compiere i suoi ordini.Si fosse limitato a questo personaggio, il fumetto di Crepax – nonostante questo sforzo sull’ambientazione – ora probabilmente occuperebbe un posto marginale nella storia della cultura popolare italiana.
Si dà però il caso che il mercante abbia una fidanzata fotografa, molto magra e molto bella, che si veste alla moda e ha uno sguardo indecifrabile: Valentina. Il personaggio è ispirato a Louise Brooks, la Lulù del “Vaso di Pandora” di Pabst, ma non solo: oltre il riferimento all’attrice, Crepax trova la sua incarnazione nel viso e nel fisico di sua moglie, Luisa Mandelli, dalla quale mutua anche la magrezza dovuta all’anoressia di cui aveva sofferto a causa dell’imprigionamento del padre in un lager tedesco. Quello che mette in scena è un vero e proprio sdoppiamento letterario della sua famiglia, che parte dal nome preso in prestito dalla figlia del fratello Franco e continua per tutta la carriera del personaggio: la sua data di nascita diviene presto quella della moglie (25 dicembre 1942), la sua auto il loro maggiolone, il suo indirizzo quello della loro abitazione, gli oggetti delle storie di Valentina gli stessi di casa Crepax. Alla fine l’immedesimazione è tale che è Luisa ad adottare il taglio a caschetto della donna a cui aveva dato le sembianze, chiudendo il cerchio di mimesi familiar-letteraria. Assurta nel frattempo – a furor di lettori – a protagonista assoluta delle storie, Valentina diviene il caschetto nero più famoso d’Italia: un’icona da abbattere per le femministe più intransigenti verso i suoi generosi nudi, un feticcio callipigeo da adorare o imitare per tutti gli altri fan. Nel suo studio, intanto, Crepax continuerà a disegnare per trent’anni le sue avventure oniriche. Mischiando disegno e design, erotismo e ginefilia, alla ricerca di una sintesi tra realtà e fantasia superiore alla somma delle parti. Di Camillo BoscoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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Tag: società
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