Armani, il re che non ebbe bisogno di corona
Giorgio Armani ha stabilito un prima e un dopo e chiunque – in qualsiasi campo – arrivi a tanto ha già un suo posto prenotato nella storia

Armani, il re che non ebbe bisogno di corona
Giorgio Armani ha stabilito un prima e un dopo e chiunque – in qualsiasi campo – arrivi a tanto ha già un suo posto prenotato nella storia
Armani, il re che non ebbe bisogno di corona
Giorgio Armani ha stabilito un prima e un dopo e chiunque – in qualsiasi campo – arrivi a tanto ha già un suo posto prenotato nella storia
Ha incarnato la bellezza e l’eleganza come nessun altro. La sua mano era guidata da una capacità superiore di interpretare le linee, la sobrietà e lo stile. L’essenza stessa della moda.
Giorgio Armani ha stabilito un prima e un dopo e chiunque – in qualsiasi campo – arrivi a tanto ha già un suo posto prenotato nella storia. Con Giorgio Armani, nei rumorosi, rutilanti e vaporosi anni Ottanta, la moda uscì per sempre dalla dimensione in cui era stata confinata ai suoi inizi – i salotti delle nobildonne dei primi decenni del secolo e gli eleganti atelier riservati a una ristrettissima cerchia di facoltoso clienti – per diventare fenomeno di costume.
E proprio in quegli anni gonfi di spalline super, tagli eccessivi, figure squadrate, capelli cotonati, Giorgio Armani non si limitò a destrutturare delle giacche ma la figura stessa dell’uomo e della donna. In passerella prima, al cinema poi (insuperato ciò che riuscì a fare con American Gigolò e Richard Gere) e infine nel mondo di tutti i giorni.
Durante e dopo una stagione prodigiosa quanto ad abbondanza di genialità italica nella moda, Giorgio Armani è riuscito a resistere all’usura del tempo, al vorticoso mutare dei costumi, all’affastellarsi di stili senza mai snaturare se stesso e la propria idea di moda e bellezza.
In fin dei conti, è solo il nostro parere, crediamo fosse perdutamente innamorato del bello e dell’elegante.
Non poteva tollerare qualcosa che derogasse da una ben precisa idea di stile. La sua.
Arrivata a essere così riconoscibile, immediata e inconfondibile da autodefinirsi, dal red carpet della notte degli Oscar a una giacca indossata con nonchalance per un aperitivo qualsiasi in città.
L’immagine dell’Italia deve molto a quest’uomo, al suo rigore, al suo genio applicato alla moda, anche all’esempio dato da un punto di vista industriale: l’unico grande a non aver venduto e non aver neppure pensato di farlo. Gli ultimi, lunghi anni di una carriera inimitabile sono passati anche a costruire in modo certosino la successione.
Per garantire al gruppo la sopravvivenza al suo fondatore, restando nel solco dell’uomo severo e rigoroso che era Giorgio Armani.
Anche nei giudizi, perché non aveva particolare interesse a rendersi simpatico per forza, soprattutto in un’epoca così piena di superficialità. Basti ricordare, per esempio, che per lui un cretino non poteva mai essere elegante.
di Fulvio Giuliani
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