Storia della cerniera Zip
Storia e ascesa di un’invenzione che rivoluzionò la moda: la cerniera Zip
Storia della cerniera Zip
Storia e ascesa di un’invenzione che rivoluzionò la moda: la cerniera Zip
Storia della cerniera Zip
Storia e ascesa di un’invenzione che rivoluzionò la moda: la cerniera Zip
Storia e ascesa di un’invenzione che rivoluzionò la moda: la cerniera Zip
Nel 1937 sulla rivista di moda “Esquire” compare un articolo in cui vengono tessute le lodi di un’invenzione definita «eccezionale per la moda», in grado di «evitare involontari e imbarazzanti errori e disordini nell’abbigliamento». Oggetto di tali apprezzamenti è qualcosa la cui storia è iniziata nel 1851, grazie a un inventore di nome Elias Howe. Un personaggio tanto creativo quanto scaltro.
Pochi anni prima Howe ha infatti realizzato il primo prototipo della macchina per cucire, impossessandosi di un progetto sviluppato in precedenza da un certo Walter Hunt (che aveva dimenticato di depositarne il brevetto). Non pago del successo ottenuto, Howe si dedica a una nuova idea: un sistema di “chiusura automatica continua per abiti”, composto da una serie di ganci applicati a un lembo che si ‘aggrappano’ ad altrettante sedi poste ad hoc sul lembo opposto. Una soluzione che viene in seguito ulteriormente migliorata dall’ingegnere ferroviario Whitcomb Judson, che ne presenta una sua versione all’Esposizione universale di Chicago del 1893. Ma la novità non va benissimo: la cerniera lampo spesso s’inceppa e in molti casi si apre del tutto con evidenti e imbarazzanti conseguenze.
Qui entra in scena il signor Gideon Sundbäck. Nato in Svezia il 24 aprile 1880, è anch’egli un ingegnere piuttosto bravo: quando decide di emigrare in America trova subito lavoro presso la Westinghouse Electric. Nel 1906 viene notato da un’altra società: la Universal Fastener Company, che lo assume e lo mette nel reparto progettazione. È la svolta della sua esistenza, in tutti i sensi. Anzitutto perché qui incontra la donna della sua vita (Elvira Aronson, figlia di uno dei maggiori azionisti dell’azienda) e poi perché alla Universal decidono di affidargli un compito ambizioso: cercare di migliorare quel sistema per la chiusura degli abiti inventato da Howe oltre cinquant’anni prima. Sundbäck ci lavora, ma non sembra riuscire a cavare un ragno dal buco. Poi il destino decide di metterci lo zampino. Nel 1911 la sua Elvira muore e lui, affranto, si butta a capofitto nel lavoro. Due anni dopo arrivano i primi risultati. Niente più ganci e uncini, ma un sistema di piccoli dentelli che si intersecano fra loro, manovrati da un piccolo cursore. È fatta: la ‘chiusura lampo’ viene subito adottata dall’esercito per chiudere cinture e tasche delle divise dei soldati. Nel 1917 ne vengono venduti oltre 24mila esemplari. Sei anni dopo la BFGoodrich Company decide di utilizzarla su una linea di stivali di gomma denominati “Zipper boot”, dalla cui abbreviazione nasce il termine “Zip”, che è quello con il quale l’idea di Sundbäck passerà alla Storia.
L’alta sartoria, che inizialmente la riteneva antiestetica, farà propria l’invenzione definitivamente negli anni Trenta grazie alla stilista italiana Elsa Schiaparelli, che la renderà accessorio imprescindibile dei suoi abiti, sancendo così l’ingresso definitivo della “Zip” nella cultura di massa e favorendo anche una piccola grande rivoluzione culturale. Grazie al suo avvento le donne potevano finalmente chiudersi i vestiti da sole, con una maggiore autonomia che qualcuno – forzando un po’ la mano – interpreterà come il primo passo verso la nascita dei movimenti femministi. Del resto fu proprio per sopperire alla perdita di una donna che Sundbäck aveva deciso di dedicarsi all’invenzione che lo ha reso celebre. Vista così, questa storia si chiuderebbe perfettamente. Proprio come una “Zip”.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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