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Il reselling, quando le scarpe danno alla testa

Partito in sordina diversi anni fa, il reselling di sneakers è a tutti gli effetti un lavoro. Perché i giovani oggi sono disposti a spendere cifre astronomiche per un paio di scarpe da tennis?
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Il reselling, quando le scarpe danno alla testa

Partito in sordina diversi anni fa, il reselling di sneakers è a tutti gli effetti un lavoro. Perché i giovani oggi sono disposti a spendere cifre astronomiche per un paio di scarpe da tennis?
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Il reselling, quando le scarpe danno alla testa

Partito in sordina diversi anni fa, il reselling di sneakers è a tutti gli effetti un lavoro. Perché i giovani oggi sono disposti a spendere cifre astronomiche per un paio di scarpe da tennis?
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Partito in sordina diversi anni fa, il reselling di sneakers è a tutti gli effetti un lavoro. Perché i giovani oggi sono disposti a spendere cifre astronomiche per un paio di scarpe da tennis?
Proprio in questi giorni sono state battute all’asta le scarpe di Michael Jordan indossate dal campione nel 1985 nella sua quinta partita in Nba con i Chicago Bulls alla cifra record di 1 milione e 472 mila dollari al collezionista Nick Fiorella. Non è un mistero che le scarpe siano una vera ossessione per alcuni, per altri un business a tutto tondo.  Comprare oggetti rari e poi rivenderli a prezzo più alto: è questo il fenomeno del reselling, che per molti si trasforma in un lavoro remunerativo. Il metodo nasce in America e si sta espandendo anche in Europa, soprattutto in Inghilterra, Francia e Italia.

Vestire in modo esclusivo per sentirsi accettati

Con l’avvento dei social media molte persone riescono più facilmente ad esporsi al mercato del reselling, con dati che, secondo le previsioni di GlobalData, stimano la crescita del fenomeno passando da 28 miliardi nel 2019 a 64 miliardi nel 2024. In particolare le nuove generazioni sono molto attratte dalla compravendita di scarpe e capi di abbigliamento costosi: avere modelli inediti li fa sentire alla moda e non esclusi dalla società.  Su Youtube è anche nato negli ultimi anni dal londinese The Unknown Vlog il format ‘’How much is your outfit’’(quanto costa il tuo outfit),  portato poi anche in Italia, che coinvolge per la maggior parte ragazzi dai 13 ai 20 anni.  Uno youtuber intervista dei ragazzi appassionati di sneakers e streetwear, che fanno vedere cosa indossano dalla testa ai piedi specificando marca, modello e prezzo. Vince chi ha l’outfit più costoso. Alcuni arrivano anche a raggiungere 100.000 euro con capi d’abbigliamento di Gucci, Balenciaga, Supreme e molti altri. È evidente che si tratti di soldi dei genitori, ed è anche questo che attira il pubblico. 

Cosa sono le sneakers e perché sono loro il vero oggetto del desiderio

‘’Semplicemente’’ sono scarpe da ginnastica, che si differenziano dalle altre per design, rifiniture, colori e materiali. I numeri che vanno per la maggiore e che raggiungono le quotazioni più alte sono il 42 e 43. Essere appassionati di sneakers significa voler avere a tutti i costi quel determinato paio, difficile da trovare e di solito disponibile in poche quantità, in modo tale da sentirsi unici. Sta al proprietario decidere poi se volerlo rivendere ad un prezzo maggiorato oppure tenerlo per sé. Il prezzo di rivendita varia in base alla ricercatezza della scarpa o dell’articolo, da quanti pezzi sono disponibili, dal tipo di collaborazione o, appunto, da chi è stato indossato. Il fenomeno del reselling è quasi tutto dovuto al mondo delle sneakers, per poi divagare anche nel mondo dell’abbigliamento e non solo. Il mercato delle sneaker con il tempo si è digitalizzato, rendendo disponibili le scarpe solo online attraverso procedure complicatissime. Ad esempio, in molti puntano alle Ruffle, ovvero la partecipazione ad una sorta di lotteria. È qui che Adidas, Nike e i maggiori marchi mettono in vendita sneakers in edizione illimitata, dove i partecipanti, se estratti, possono acquistare il prodotto per poi, volendo, rivenderlo. Sono nati negli ultimi anni anche molti siti adibiti proprio a questo fenomeno, ad esempio Stockx, la piattaforma che conta ormai milioni di utenti attivi in più di 200 paesi. Mette in contatto venditori e acquirenti come un vero e proprio mercato azionario, mostrando l’andamento di mercato che varia in tempo reale. Piattaforma che non è passata inosservata ad alcune celebrità come il rapper Eminem o il dj Steve Aoki, dato che oggi sono tra gli investitori.

Il caso Lidl: una bolla di sapone

Come dimenticare poi il caso resell della collezione Lidl, dove in alcuni Stati d’Europa come Belgio, Gran Bretagna, Germania e Finlandia – Italia compresa – l’azienda ha rilasciato capi d’abbigliamento, calzature e accessori in edizione illimitata. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, ma questa vicenda ha fatto scattare un fattore psicologico di corsa all’acquisto, facendo parlare più del dovuto. Post e video tutorial spiegavano come aggiudicarsi la linea e i pochi prodotti disponibili registravano cifre di resell spropositate, soprattutto per le sneakers. Quelle stesse scarpe dopo poche settimane avevano perso il loro appeal e venivano rivendute a pochi euro.  Come tutte le cose, il reselling ha i suoi pro e contro. Potrebbe diventare un lavoro da un lato, ma allo stesso tempo rischia di svalutare completamente un prodotto. Certo è che moltissima gente, come detto, ne ha fatto un lavoro redditizio. Il valore di un oggetto è dato dalla domanda e dall’offerta e dalla sua unicità. Ciò, di fatto, rende quasi qualsiasi cosa rivendibile. Chi per esempio, l’altro giorno, si è accaparrato il casco lanciato in aria da Valentino Rossi in occasione della sua ultima gara italiana si è ritrovato tra le mani un oggetto che potrebbe cambiargli la vita. La decisione è solo sua.   di Marta Melarato

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