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Tod’s e il nodo dei terzisti. Il lato fragile del Made in Italy

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Le contestazioni non riguardano la produzione interna di Tod’s, ma la condotta di terzisti esterni. L’azienda non risulta formalmente indagata

Tod's

Tod’s e il nodo dei terzisti. Il lato fragile del Made in Italy

Le contestazioni non riguardano la produzione interna di Tod’s, ma la condotta di terzisti esterni. L’azienda non risulta formalmente indagata

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Tod’s e il nodo dei terzisti. Il lato fragile del Made in Italy

Le contestazioni non riguardano la produzione interna di Tod’s, ma la condotta di terzisti esterni. L’azienda non risulta formalmente indagata

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Il Made in Italy del lusso si regge su un equilibrio particolare, da un lato i grandi marchi conosciuti in tutto il mondo, dall’altro una rete meno visibile di laboratori esterni, i cosiddetti terzisti.

Si tratta di piccole e medie imprese che curano fasi specifiche della produzione — dal taglio alla cucitura, fino all’assemblaggio di accessori e componenti.

È un modello che ha garantito per decenni flessibilità e specializzazione, ma che oggi si trova al centro di un acceso dibattito.

Il caso del brand Tod’s ha riportato il tema in prima pagina

Negli ultimi giorni il caso del brand Tod’s ha riportato il tema in prima pagina.

La Procura di Milano ha chiesto di sottoporre il gruppo a misura di amministrazione giudiziaria, nell’ambito di un’indagine che riguarda fornitori esterni.

Le accuse, contenute negli atti investigativi, parlano di turni estenuanti, salari bassissimi — in alcuni casi attorno ai 2,75 euro all’ora — e trattenute per vitto e alloggio nei laboratori coinvolti.

Secondo le ispezioni, in alcune strutture produzione, vitto e alloggio si sarebbero svolti negli stessi spazi, con macchinari segnalati come privi di adeguati dispositivi di sicurezza.

È fondamentale distinguere i livelli di responsabilità.

Le contestazioni non riguardano la produzione interna di Tod’s

Le contestazioni non riguardano la produzione interna di Tod’s, ma la condotta di terzisti esterni. L’azienda non risulta formalmente indagata.

La richiesta dei magistrati milanesi, inoltre, è subordinata a un ricorso pendente in Cassazione che dovrà chiarire quale procura sia effettivamente competente — Milano o Macerata.

Tod’s ha respinto con fermezza ogni addebito, sottolineando di selezionare i laboratori con criteri rigorosi e di effettuare controlli costanti.

Diego Della Valle ha definito le accuse “vergognose”

Diego Della Valle ha definito le accuse “vergognose”, invitando a verificare direttamente i processi produttivi e rivendicando che la reputazione del marchio si fonda su valori etici e sulla centralità della manodopera italiana.

Il nodo principale, dunque, non è accusare indiscriminatamente un settore che resta trainante per l’economia, ma capire quanto il sistema di subfornitura possa esporre le grandi maison a rischi reputazionali.

Confindustria Moda: “Circa il 70% delle aziende della filiera lusso in Italia si affida a terzisti”

Secondo stime di Confindustria Moda, circa il 70% delle aziende della filiera lusso in Italia si affida a terzisti, spesso localizzati in distretti produttivi ad alta intensità artigianale come Marche, Toscana e Veneto.

È un tessuto imprenditoriale che vale miliardi di fatturato e occupa decine di migliaia di addetti, ma che può trasformarsi nel punto debole di un intero comparto se non monitorato con strumenti adeguati.

Il dibattito resta aperto, le indagini faranno il loro corso e solo i tribunali potranno stabilire eventuali responsabilità.

Sul piano economico e sociale, però, la questione tocca un punto nevralgico: quello di un lusso che perde in trasparenza e tutela del lavoro rischia di compromettere la propria credibilità internazionale.

In un mercato globale già instabile, dove la concorrenza asiatica è forte e il valore aggiunto del Made in Italy si fonda su qualità e immagine, l’assenza di garanzie rischia di tradursi in un danno collettivo.

Il tema, quindi, non è opporre mercato e regole, ma rafforzare gli strumenti che consentano alle imprese di vigilare davvero lungo tutta la filiera, distinguendo tra responsabilità dirette e indirette.

È una questione di sostenibilità economica oltre che etica.

Senza meccanismi credibili di controllo e salvaguardia, a pagare non sono solo i lavoratori più fragili, ma anche i brand stessi e, in ultima analisi, l’intero sistema-Paese.

di Serena Parascandolo

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