
Veganismo: una scelta a giorni alterni
Sempre più persone scelgono di diventare vegane eppure sono ancora pochissime quelle che possono dire di condurre uno stile di vita realmente sostenibile.
| Moda
Veganismo: una scelta a giorni alterni
Sempre più persone scelgono di diventare vegane eppure sono ancora pochissime quelle che possono dire di condurre uno stile di vita realmente sostenibile.
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Veganismo: una scelta a giorni alterni
Sempre più persone scelgono di diventare vegane eppure sono ancora pochissime quelle che possono dire di condurre uno stile di vita realmente sostenibile.
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Sempre più persone scelgono di diventare vegane eppure sono ancora pochissime quelle che possono dire di condurre uno stile di vita realmente sostenibile.
Un importante imprenditore edile tedesco ha richiesto che il suo nuovo elicottero privato fosse costituito da sei poltrone in similpelle, realizzate quindi senza uccidere animali e rispettose dell’ambiente. Un paradosso se si considera che con quello stesso elicottero l’ambiente non lo si sta certo aiutando e che potrebbe apparire un controsenso agli occhi di chi alla sostenibilità tiene davvero.
Il punto è che sembra quasi una moda mostrare di avere un’attenzione in più per le tematiche green, senza però che si sposi fino in fondo la filosofia alla base di questo modus vivendi.
L’essere green è una scelta, uno stile di vita, non un capriccio.
Secondo l’indagine Eurispes 2021, i vegetariani e i vegani sono l’8,2% della popolazione e rispetto al 2020 si è registrato un +9% dei vegani nel nostro paese. La maggior parte di loro lo fa per una questione etica, ma sembrerebbe trattarsi quasi più di una trasmissione di valori da una persona all’altra senza una reale coscienza.Troppo spesso si segue una dieta per imbattersi in una causa, dimenticando tutte le altre.
Se quello stesso prodotto vegano, invece che arrivare dal negozio sotto casa viene ordinato da uno store online, per esempio, si finisce per finanziare e sostenere un sistema che di etico e sostenibile non ha proprio niente.
Se da un lato cresce il numero delle persone attente a una alimentazione che prova a essere etica, allo stesso tempo sale il giro d’affari dei grandi gruppi attivi nell’abbigliamento low-cost, una delle tante facce del consumismo sfrenato.
Inditex, per esempio, gigante spagnolo del fast fashion, ha registrato un fatturato di 11,94 miliardi di euro solo nel primo trimestre dell’anno 2021 con una crescita del 49% su base annua (anche se resta del 7% più basso rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019).
Senza contare che durante la pandemia, i servizi di e-commerce hanno ottenuto un successo ancora maggiore invitando i corrieri ad una corsa senza sosta.
Vivere green non è facile, non è comodo e nemmeno economico.
Il green è un lusso e quando non lo è, probabilmente si ha la fortuna di abitare in campagna e poter fare ricorso all’autoproduzione. Inevitabile quindi che le nuove generazioni, per quanto coinvolte emotivamente dall’argomento, trovino difficoltoso operare delle scelte reali in questo senso.
In generale poi, se ci si imbatte in un supermercato qualsiasi, i prodotti preconfezionati sono sempre in primo piano, compresi frutta e verdura dentro a imballaggi di plastica, già prezzati e pronti per essere infilati nel carrello in fretta.
È normale quindi ci scappi una smorfia indignata di fronte alla notizia dell’imprenditore capriccioso, è anche vero però che sarebbe meglio iniziare a fare delle scelte consapevoli ogni giorno. Cominciando ad esempio a informarsi su ciò che si indossa, ci si spalma sul viso e poi, ovviamente, si ingerisce.
Sappiamo, in ogni caso, che le scelte del singolo non possono bastare. Tocca ai leader portare dei risultati in questo oceano di tentativi.
di Elena Bellanova
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Tag: sostenibile
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