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Premio Nobel medicina

Dalla parte di Katalin Karikó

Il Nobel per la medicina e la fisiologia assegnato ai due ricercatori Karikó e Weissman è una grande lezione di razionalità, umiltà, perseveranza e abnegazione
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Dalla parte di Katalin Karikó

Il Nobel per la medicina e la fisiologia assegnato ai due ricercatori Karikó e Weissman è una grande lezione di razionalità, umiltà, perseveranza e abnegazione
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Dalla parte di Katalin Karikó

Il Nobel per la medicina e la fisiologia assegnato ai due ricercatori Karikó e Weissman è una grande lezione di razionalità, umiltà, perseveranza e abnegazione
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Il Nobel per la medicina e la fisiologia assegnato ai due ricercatori Karikó e Weissman è una grande lezione di razionalità, umiltà, perseveranza e abnegazione
Il Nobel per la medicina e la fisiologia 2023, assegnato ai due scienziati e ricercatori Katalin Karikó e Drew Weissman per il vaccino mRna messaggero contro il Covid, è forse uno dei più annunciati e ‘scontati’ degli ultimi decenni. Parliamo di un risultato scientifico dalle ricadute impressionanti sulla vita quotidiana di tutti noi. Ricerche che hanno consentito il ritorno alla normalità – uscendo dall’inferno della pandemia – in tempi che nella cupa primavera del 2020 sarebbero stati considerati un miraggio. Dobbiamo soltanto dire grazie, pertanto, a chi ha consentito tutto ciò. Senza mai dimenticare che stiamo ovviamente parlando della punta dell’iceberg scientifico di centinaia di team, impegnati in tutto il mondo nella corsa ai vaccini contro il Covid 19. Una corsa che continua, perché la tecnica mRna promette – a detta degli stessi premi Nobel – risultati molto importanti anche nella lotta al cancro.
C’è di più: il premio assegnato lunedì è una grande occasione per andare a lezione di razionalità, umiltà, perseveranza e abnegazione. Katalin Karikó, ormai l’abbiamo letto tutti, scappò dall’Ungheria con i pochi dollari a disposizione cuciti nell’orsacchiotto di peluche della figlia. Negli Stati Uniti ha sì avuto opportunità di vita e lavoro semplicemente impensabili nella sua terra natale, ma dire che non le sia stato regalato nulla è persino un eufemismo. Pochissimi soldi per la ricerca, poca considerazione negli stessi ambienti accademici e scientifici, ma un’assoluta convinzione della strada intrapresa e della bontà delle proprie intuizioni. Soprattutto lavoro, lavoro, tanto lavoro. Fino al Covid.
La spinta dell’urgenza, gli smisurati fondi messi a disposizione, l’impegno collettivo e anche – purtroppo – la gigantesca casistica a disposizione hanno accelerato il lavoro in modo prima impensabile, consentendo di arrivare ai risultati che tutti conosciamo. Oggi è il tempo del meritato trionfo, ma prima ci sono state solitudine, indifferenza e diffidenza. Se Karikó, insieme a Weissman, è arrivata dov’è arrivata lo deve moltissimo a sé stessa e ai pochi che hanno creduto in lei. Prendere appunti.
Così come questo premio Nobel dovrebbe seppellire vita natural durante le idiozie che siamo stati costretti ad ascoltare per mesi sui vaccini. State tranquilli, non sarà così. Chi vede nella fatica dello studio e del lavoro, nella scienza e nello stesso metodo scientifico soltanto le prove di una grande macchinazione contro il ‘popolo’ continuerà a sostenere le teorie più stupide e offensive. Noi scegliamo Katalin Karikó. Di Fulvio Giuliani

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