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Il cittadino decide di non curarsi

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Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva sono 4 milioni e mezzo gli italiani che rinunciano a curarsi, in due casi su tre per colpa delle lunghe liste d’attesa

Sanità italiana

Il cittadino decide di non curarsi

Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva sono 4 milioni e mezzo gli italiani che rinunciano a curarsi, in due casi su tre per colpa delle lunghe liste d’attesa

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Il cittadino decide di non curarsi

Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva sono 4 milioni e mezzo gli italiani che rinunciano a curarsi, in due casi su tre per colpa delle lunghe liste d’attesa

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Pensare che l’estenuante chiacchiericcio politico-mediatico sulla sanità e sui fondi assegnati al relativo capitolo di bilancio interessi davvero i cittadini-pazienti, significa essere fuori strada. O quanto meno ignorare che il primo problema del Servizio sanitario nazionale – visto dalla parte di chi deve utilizzarlo – non sono certo gli euro stanziati, quanto la stessa possibilità di accedere alle cure.

In Italia riuscire a ricorrere alle strutture sanitarie pubbliche sta diventando sempre più difficile
, se è vero quel che riporta il “Terzo rapporto civico sulla salute” appena pubblicato da Cittadinanzattiva: 4 milioni e mezzo di persone rinunciano a curarsi, in due casi su tre per colpa di liste d’attesa ormai divenute bibliche. E non è un’esagerazione: dalle 24mila segnalazioni dei cittadini nel 2023, risulta che per una prima visita oculistica da eseguire entro 120 giorni se ne possono aspettare anche 468; un controllo oncologico può richiedere un’attesa di 480 giorni; un ecodoppler dei tronchi sovraaortici si può fare anche in 526 giorni; un intervento per tumore alla prostata in 159 giorni. E siccome le attese sono più lunghe al Centro e al Sud, è qui che le rinunce sono aumentate di più.

Come se non bastasse, peggiora anche il rapporto col medico di medicina generale e con il pediatra di libera scelta: in questo caso le segnalazioni di disservizi sono triplicate negli ultimi cinque anni (nel 2018 erano il 5,4% del totale, nel 2023 erano al 14,2%).

Di Valentino Maimone

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