Pagare il medico di base
Il medico di base in Italia è una figura sempre più introvabile: ne parliamo con Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Fimmg
| Salute
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Il medico di base in Italia è una figura sempre più introvabile: ne parliamo con Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Fimmg
Mancanza di personale specializzato, territori poco presidiati, divari organizzativi fra una Regione e l’altra e ora anche un servizio di medicina di base a pagamento. In un contesto che sembra preannunciare l’avvio di una sorta di ‘privatizzazione’ del Servizio sanitario nazionale, a destare scalpore nelle scorse settimane è stata la notizia del lancio (da parte di un’azienda del Padovano) di un servizio di ‘medico di base a pagamento’. Un professionista di medicina interna che – al costo di circa 50 euro a visita – svolgerebbe prestazioni simili a quelle erogate gratuitamente da colui che un tempo chiamavamo ‘medico della mutua’, però con tempi di attesa azzerati.
Secondo la Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale), in Italia manca il 30% dei professionisti necessari a coprire il fabbisogno. Il rischio è che, nei prossimi cinque anni, 15 milioni di italiani si possano trovare senza assistenza sanitaria. «Il ruolo del medico di famiglia è quello di chi è vicino al paziente e non può essere messo in discussione dal privato» spiega Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Fimmg. L’ultimo monitoraggio sull’attuazione della nuova sanità territoriale rileva che, pur essendo state aperte 350 nuove case di comunità, il personale è introvabile e a oggi queste strutture – pensate per rendere più ‘prossimi’ i servizi sanitari sul territorio – sono rimaste vuote.
Dopo sei anni di attesa, è stato da poco sottoscritto il rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale (Acn) di medicina generale e continuità assistenziale 2019-2021 che disciplina la situazione professionale di 40mila medici di famiglia e di oltre 10mila ex guardie mediche. Lo stesso accordo fissa a 1.500 il numero massimo di assistiti per ogni singolo medico di famiglia (aumentabile in casi particolari fino a 1.800). «Piattaforme di erogazione di servizi privati sono sempre esistite, soprattutto nelle Regioni ricche. Rispondono però più a un bisogno soggettivo del paziente che a esigenze di salute standardizzate» precisa Luigi Galvano, responsabile nazionale dei rapporti con i sindacati per la Società italiana di medicina generale (Simg). «Il medico di base in genere segue almeno tre generazioni di pazienti ed è in grado di riconoscere in tempo i segnali legati all’insorgere di patologie croniche, oltre a promuovere interventi di prevenzione oncologica e adozione di stili di vita corretti e salutari» aggiunge.
La riforma della sanità territoriale non può quindi che partire dalla valorizzazione del concetto di vicinanza: «Il Servizio sanitario nazionale, in tutte le sue articolazioni, è una dimensione di civiltà che non possiamo perdere. I medici di base devono essere messi in condizione di risultare riconoscibili e questo può avvenire soltanto creando un nuovo patto di salute che metta in rete le professionalità e i riferimenti sul territorio» conclude Galvano.
di Valentina Monarco
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