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Scambio di biopsie al Policlinico Umberto I, danni irreversibili a un 35enne sano operato per errore

Gli era stato diagnosticato un osteosarcoma in forma grave, ma in realtà era sano. Paresi facciale dopo l’operazione al Policlinico Umberto I, sul caso indagano i pm

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Scambio di biopsie al Policlinico Umberto I, danni irreversibili a un 35enne sano operato per errore

Gli era stato diagnosticato un osteosarcoma in forma grave, ma in realtà era sano. Paresi facciale dopo l’operazione al Policlinico Umberto I, sul caso indagano i pm

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Scambio di biopsie al Policlinico Umberto I, danni irreversibili a un 35enne sano operato per errore

Gli era stato diagnosticato un osteosarcoma in forma grave, ma in realtà era sano. Paresi facciale dopo l’operazione al Policlinico Umberto I, sul caso indagano i pm

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Gli era stato diagnosticato un osteosarcoma in forma grave, ma in realtà era sano. Paresi facciale dopo l’operazione al Policlinico Umberto I, sul caso indagano i pm

Un tragico errore diagnostico al Policlinico Umberto I di Roma ha rovinato per sempre la vita di un 35enne al quale hanno asportato la mandibola. I chirurghi hanno rimosso l’osso impiantando al suo posto una placca e dopo l’intervento invasivo l’uomo ha riportato una paresi facciale. La diagnosi era di tumore maligno, ma il campione di tessuti esaminato non era il suo. La conferma dello scambio di vetrini della biopsia è arrivata solo mesi dopo grazie a un’analisi genetica indipendente. Di contro, resta ancora da scoprire a chi appartenga quel vetrino e se, come dubbio, la persona in questione sia riuscita a portare avanti un percorso di cure adeguato.

L’amara vicenda risale allo scorso 20 maggio, quando il paziente si era recato all’Istituto Eastman, la clinica odontoiatrica dell’Umberto I, per rimuovere un dente del giudizio e una fastidiosa cisti. In questi casi, il protocollo esige che la cisti vada inviata al laboratorio di analisi. Lì è accaduto l’irreparabile. Il 10 giugno l’uomo raggiunto da una telefonata riceve la notizia che nessuno vorrebbe sentire, l’esito è positivo. La settimana seguente, dopo un’approfondita indagine, il 35enne riceve la diagnosi di osteosarcoma (tumore alle ossa) ad alto grado di malignità.

“È una diagnosi gravissima. Mi dicono che non ho alternative: subito demolizione della mandibola e poi via con 9 cicli di chemio. Io e la mia compagna ci siamo sentiti devastati”. L’unico modo per debellare la malattia, dunque, è quello di distruggere letteralmente la mandibola e poi sottoporsi alla chemioterapia. L’uomo finisce in sala operatoria per direttissima e per il mese successivo viene fissata una nuova operazione. Questa volta l’intervento è atto a sostituire l’osso asportato con una placca. Dopo diverse ore sotto i ferri, però, al suo risveglio l’uomo si ritrova con la parte destra del viso paralizzata. È il 22 luglio e il danno è irreversibile. La sua faccia era “come deformata”.

Passa poco più di un mese e, il 9 settembre, un nuovo esame istologico sull’osso asportato risulta “negativo”. Confusi, lui è la compagna decidono di confrontarsi con l’equipe medica che gli comunica di essere riuscita a prendere il tumore in tempo, prima che attecchisse. Erano stati molto fortunati. Dopodiché, insospettito dai continui rinvii della chemioterapia “non più così necessaria…” e dall’atteggiamento ambiguo dell’ospedale, l’uomo decide di portare i vetrini all’Università Cattolica di Roma per un’analisi indipendente.

Qui l’amara scoperta: “Mi hanno diagnosticato un cancro che non avevo. Ho saputo che ero sano facendo il Dna dei vetrini, ma ormai mi avevano operato” – ha detto al Corriere della Sera – “Ancora adesso non so descrivere il mio stato d’animo. Sono vivo, sono sano, non ho alcuna malattia mortale, ma ho sofferto moltissimo.” A seguito dei risultati inconfutabili delle nuove analisi, i pm hanno aperto un’indagine e sul caso l’uomo è assistito dagli avvocati Andrea Bertolini e Giacomo Gaudenzi.

Di Angelo Annese

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