Spostarsi per curarsi vale 4 miliardi
Spostarsi per curarsi vale 4 miliardi
Spostarsi per curarsi vale 4 miliardi
Ci pensò il Censis, qualche tempo fa, a pubblicare il numero degli italiani che ogni anno si spostano dalla propria Regione di residenza per farsi curare altrove. Sono 800mila, l’equivalente degli abitanti di Bari, Catania e Messina messi insieme, dal primo dei neonati all’ultimo dei novantenni. Poco più della metà di loro cerca servizi sanitari di migliore qualità, gli altri fuggono da liste d’attesa bibliche o strutture non in grado di offrire certe prestazioni. Ora un’indagine della fondazione Gimbe chiarisce l’impatto di questo fenomeno sul Servizio sanitario nazionale e sui bilanci delle Regioni. Nel 2021 il valore complessivo della mobilità sanitaria interregionale è stato di 4,25 miliardi di euro, il 27% in più dell’anno prima (quando però l’esplosione del Covid impose una brusca riduzione degli spostamenti).
Aggiungiamo una chiave di lettura: per alcune Regioni quei miliardi sono stati un costo (e che costo), per altre un guadagno (e che guadagno). L’ente locale che eroga una prestazione viene infatti rimborsato da quello di residenza del paziente. Accade così che sul podio delle più richieste sono finite Emilia-Romagna (con un saldo positivo di 442 milioni di euro), Lombardia (271,1 milioni) e Veneto (228,1 milioni). Su quello di quelle più abbandonate ci sono invece Calabria (-252,4 milioni), Campania (-220,9 milioni) e Sicilia (-177,4 milioni). Casomai non fosse chiaro neanche così: figli e figliastri in una sanità pubblica che boccheggia.
di Valentino Maimone
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