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Infermieri in Italia

Troppi medici e pochi infermieri

Un tema annoso e irrisolto: la retribuzione media di un infermiere, in Italia arriva a prendere la metà rispetto ad altri Paesi europei

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Troppi medici e pochi infermieri

Un tema annoso e irrisolto: la retribuzione media di un infermiere, in Italia arriva a prendere la metà rispetto ad altri Paesi europei

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Troppi medici e pochi infermieri

Un tema annoso e irrisolto: la retribuzione media di un infermiere, in Italia arriva a prendere la metà rispetto ad altri Paesi europei

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Un tema annoso e irrisolto: la retribuzione media di un infermiere, in Italia arriva a prendere la metà rispetto ad altri Paesi europei

Troppi aspiranti medici, troppo pochi aspiranti infermieri. Si può riassumere così il dato che emerge dai test di ammissione alle rispettive facoltà universitarie: sono oltre 80mila gli studenti che fino al 23 aprile proveranno a essere ammessi a Medicina nelle varie facoltà d’Italia, tanto che il ministro della Salute ha annunciato che verrà aumentato del 20-30% il tetto degli ingressi. Una notizia buona, ma solo sulla carta perché in realtà questa corsa rischia di trasformarsi in un boomerang: nel 2030, calcolando la differenza fra i nuovi medici e quelli che andranno in pensione, ci saranno almeno 32mila disoccupati tra coloro che con tanta passione aspirano a svolgere questa professione. Altro elemento di cui tenere conto è il fenomeno inverso che si sta registrando per quanto riguarda gli infermieri: sono sempre di meno e sempre meno si studia per diventare tali, tanto che in quasi un terzo degli atenei d’Italia il numero di posti disponibili è superiore a quello degli iscritti. Un calo significativo e continuo, soprattutto al Nord. D’altronde il salario per le due mansioni è parecchio diverso. E gli infermieri, pur essendo pagati meno, hanno da svolgere mansioni decisamente pesanti e impegnative. La pandemia ha poi peggiorato la situazione, perché la “prima linea” era diventata una trincea con turni massacranti e rischi per la propria salute, non certo commisurati allo stipendio ricevuto a fine mese. Un tema annoso e irrisolto: a oggi la retribuzione media di un infermiere è all’incirca di 1.600 euro al mese mentre in altri Paesi si arriva a prendere il doppio. Per la prima volta è così arrivata l’autorizzazione per dipendenti di Asl e ospedali a lavorare anche privatamente, solo che questo potrebbe comportare uno spostamento di energie al di fuori della sanità pubblica. Quando invece si tratta di figure la cui professionalità e anche la vocazione, se così vogliamo chiamarla, sono essenziali. Perché se è vero che la diagnosi la fa il medico, il rapporto più diretto con il malato ce l’ha l’infermiere. La cura – intesa non come elenco di farmaci o esami ma proprio come assistenza – è affidata a loro. Non preoccuparsi della ‘fuga’ da questo tipo di professione significa essere miopi. Tanto più che, come detto, l’età media si va alzando e di conseguenza aumenterà il numero di persone che hanno bisogno di cure. Garantire un compenso dignitoso, o pari a quello dei colleghi nel resto d’Europa, a chi svolge un mestiere così importante dovrebbe essere la norma. Di Annalisa Grandi 

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