Addio a Sonny Curtis, leggenda silenziosa del rock’n’roll
Sonny Curtis non è mai stato una rockstar nel senso classico del termine. Eppure, a ben guardare, pezzi interi della storia della musica popolare americana portano la sua firma
Addio a Sonny Curtis, leggenda silenziosa del rock’n’roll
Sonny Curtis non è mai stato una rockstar nel senso classico del termine. Eppure, a ben guardare, pezzi interi della storia della musica popolare americana portano la sua firma
Addio a Sonny Curtis, leggenda silenziosa del rock’n’roll
Sonny Curtis non è mai stato una rockstar nel senso classico del termine. Eppure, a ben guardare, pezzi interi della storia della musica popolare americana portano la sua firma
Sonny Curtis non è mai stato una rockstar nel senso classico del termine. Non cercava riflettori, non riempiva stadi da solo e non amava la ribalta. Eppure, a ben guardare, pezzi interi della storia della musica popolare americana portano la sua firma. È morto a 88 anni, lo scorso 19 settembre, dopo una malattia improvvisa. A darne notizia è stata la figlia, Sarah, con un post su Facebook.
Curtis era l’ultimo sopravvissuto della formazione originale dei Crickets, la band fondata assieme all’amico Buddy Holly a Lubbock, in Texas, negli anni ’50. Quando Holly morì tragicamente nell’incidente aereo del 3 febbraio 1959, Curtis prese le redini del gruppo, ma il suo contributo alla musica andava ben oltre quel nome leggendario.
Il suo brano più celebre è senza dubbio “I Fought the Law”, scritto nel 1958 e inciso due anni dopo dai Crickets. Un pezzo che ha avuto una seconda vita nelle mani dei Clash, trasformato in un inno punk. Ogni nuova versione confermava la stessa cosa: quella canzone, nella sua semplicità, era e resta universale.
Non meno iconica è “Love Is All Around“. Una melodia solare, quasi ingenua, che accompagnava le immagini della protagonista mentre lanciava il cappello in aria a Minneapolis. Una dichiarazione d’indipendenza femminile, un frammento di modernità in un’America che stava cambiando. In tutto, Curtis ha composto oltre 500 brani. Li hanno cantati in tanti, da Bing Crosby a Tom Petty, da Glen Campbell a Keith Whitley.
Eppure, nonostante questa lista impressionante, Sonny Curtis non è mai stato un nome “da copertina”. Forse per scelta, forse per indole. Arruolato nell’esercito nel 1959, tornò alla vita civile e alla musica con lo stesso spirito discreto di sempre. Visse a lungo a Nashville con la moglie Louise, lontano dagli eccessi delle rockstar, ma vicino alle radici del country e del rockabilly che lo avevano formato da ragazzo, quando imbracciava la chitarra nelle feste di paese in Texas.
Nel 1991 entrò nella Nashville Songwriters Hall of Fame e solo nel 2012, tardivamente, nella Rock and Roll Hall of Fame con i Crickets. Riconoscimenti importanti, ma quasi secondari rispetto al vero tributo che gli hanno reso generazioni di artisti che hanno continuato a cantare le sue parole.
La sua eredità musicale è tutta lì: canzoni dirette, melodie limpide, storie che parlano di amori, ribellione e quotidianità. Brani che non cercavano di cambiare il mondo, ma che in qualche modo ci sono riusciti. Curtis rappresenta quel tipo di artista raro che non ha mai avuto bisogno di mettersi al centro della scena per rimanere indelebile.
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
- Tag: musica
Leggi anche